giovedì 27 ottobre 2022

Storia Tv a colori in Italia, puntata 2, raccontata nella Newsletter Rai del 24 settembre 2022

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Prosegue il nostro racconto della storia della Tv a colori in Italia pubblicato dalla Newsletter Rai, curata da Valerio Iafrate. Dopo la prima puntata, pubblicata nel numero del 17 settembre 2022
Newsletter Rai del 17 settembre 2022
Tutti i colori della Rai
ecco la seconda puntata, pubblicata nel numero del 24 settembre 2022 che si sofferma in particolare sui Mondiali di sci in Val Gardena disputati dal 7 al 15 febbraio 1970 e prodotti interamente a colori dalla Rai per la mondovisione per quello che è stato considerato il più grande sforzo produttivo delle Rai dalle Olimpiadi di Roma del 1960. Purtroppo negli archivi Rai non risulta conservato niente di questa produzione a colori della Rai, che usò il sistema tedesco Pal che nel 1975 sarebbe stato definitivamente scelto dalla Tv pubblica italiana per il colore televisivo.
Newsletter Rai del 24 settembre 2022
Tutti i colori della Rai (2)

Vi ricordiamo inoltre il libro "Al limite del ricordare", un'antologia degli articoli scritti da Nando Martellini su alcuni giornali dal 1959 al 1997 curata da Cesare Borrometi e Pino Frisoli con la prefazione di Massimo De Luca pubblicata da Oligo. Potete ordinarlo a questo link https://www.amazon.it/limite-del-ricordare-Nando-Martellini/dp/8885723799

STORIA DELLA TV A COLORI IN ITALIA, PUNTATA 2

Tutti i colori della Rai (2)
Ormai, la Tv a colori è un fatto normale nei Paesi evoluti e, quindi, eventi di portata mondiale devono obbligatoriamente essere ripresi con questo sistema.

Già nel 1968 la Rai aveva cominciato a produrre a colori alcuni eventi destinati in particolare al Nord America e dal 1970 anche per i grandi eventi sportivi la Rai si deve adeguare.

Così nel 1970, in occasione dei Mondiali di sci alpino, dal 7 al 15 febbraio in Val Gardena, la Rai impiega numerosi impianti mobili e fissi, che permettono la generazione per gli enti televisivi esteri della totalità dei programmi televisivi a colori in 625 linee secondo il sistema Pal. Per le otto giornate di gara sono previste diciotto ore di riprese dirette con 20 postazioni per le reti estere a colori. Per rendere più spettacolari i passaggi degli sciatori nei tratti più impegnativi vengono impiegate cinecamere super-rallentate, a 200 fotogrammi al secondo. Per l’occasione, la Rai realizza un grande sforzo produttivo per garantire la trasmissione a colori in mondovisione, in particolare per la NBC negli Stati Uniti, pari a quello delle Olimpiadi di Roma del 1960. Basti dire che il centro Rai allestito provvisoriamente per la durata dei Mondiali a Ortisei era terzo in grandezza dopo quelli di Milano e Roma.

È una delle pagine più gloriose della storia della Rai, dimenticata un po’ di tutti, che merita invece di essere riportata all’attenzione del pubblico. Purtroppo gli italiani poterono vedere quell'evento solo in bianco e nero a causa dell’ostracismo di molti uomini politici che pensavano che la Tv a colori fosse un lusso che non potevamo concederci, mentre tutti gli altri paesi evoluti d'Europa già avevano iniziato a trasmettere a colori da qualche anno.

Purtroppo, a oggi, nel catalogo multimediale Rai non risulta conservato nulla di quelle immagini a colori, ma solo pochi servizi in bianco e nero realizzati per i telegiornali e per La Domenica Sportiva. Noi speriamo sempre che queste registrazioni possano ancora essere conservate in qualche magazzino Rai, sappiamo però che sono disponibili a colori negli archivi di alcune Tv pubbliche, come quella francese e austriaca, e auspichiamo si possano recuperare per far vedere anche agli italiani cosa sapevano fare i tecnici Rai.

Va ricordato che la Tv della Svizzera italiana mandò in onda a colori i Mondiali di sci e, dunque, anche in Italia qualcuno lo ha potuto seguire a colori nelle zone vicine, tra queste anche Milano. La testimonianza di questo formidabile sforzo produttivo l'abbiamo trovata in questo articolo di Giuseppe Tabasso pubblicato sul numero 3 di marzo 1970 del mensile "Notizie Rai" che ci racconta nei particolari il lavoro della Rai per garantire la Tv a colori fuori dai confini italiani.

Le immagini che abbiamo visto ripetutamente scorrere sul teleschermo per otto giorni durante i campionati mondiali di sci alpino in Val Gardena, non erano immagini "qualunque", anche se al telespettatore italiano esse non potevano apparire diversamente. Le riprese televisive, infatti, erano realizzate a colori secondo la norma "625 PAL", ma, al momento di essere "istradato" dai vari trasmettitori sul nostro territorio, il segnale video veniva naturalmente privato della "banda" di colore. Questa circostanza - e cioè uno sforzo organizzativo forse secondo soltanto a quello compiuto dalla Rai per le Olimpiadi di Roma del 1960 e affidato, in questa occasione, ad un organismo televisivo che opera in un paese ove la Tv a colori non è stata ancora introdotta - questa circostanza, dicevo, ha rivestito una rilevanza tecnica che merita opportunamente, a manifestazioni concluse, un consuntivo.

È, dunque, già eloquente di per sè il fatto che una rete televisiva in bianco e nero, come l'italiana appunto, sia stata in grado di approntare uno schieramento tecnico in grado di fornire in tutto il mondo segnali e colori di qualità unanimemente giudicata eccellente; se poi si tiene conto delle particolarissime e difficoltose condizioni orografiche ed atmosferiche che hanno fatto da tremendo banco di prova del colore, non si può allora non parlare di autentico successo per i tecnici italiani. (Un successo forse scontato dal loro prestigio internazionale, ma non per questo memo meritato).

Dice l'ing. Silvio Battistella, direttore tecnico dei servizi televisivi per i mondiali della Val Gardena: "A prescindere dal fattore freddo, che rimane un nemico anche per le trasmissioni in bianco e nero, per noi che dovevamo lavorare col colore, tra i problemi più grossi c'è stato quello delle condizioni di luce: con tutte le piste regolarmente orientate verso Nord, infatti, c'era continuamente l'imponderabile pericolo di trovarsi controluce e questo avrebbe disturbato non poco la resa-colore. Ci è andata bene, e non nascondo che c'è stato anche un pizzico di fortuna".

Ma andiamo con ordine e diamo soprattutto la parola ai dati che, meglio di qualsiasi altra considerazione, possono da soli dare un'idea di quanto consistente sia stato, sotto il profilo tecnico, l'impegno organizzativo prodotto dalla Rai anche in questa occasione. Il lavoro preparatorio, per esempio, ebbe inizio fin da due anni or sono.

"Per preparare tutto - dice l'ing. Aldo Riccomi, Condirettore Centrale della Direzione Tecnica - abbiamo dovuto muoverci fin dal momento in cui ci venne notificato che l'Italia era stata prescelta per ospitare i Campionati. Ciò nonostante, il tempo è stato il nostro primo, grande nemico. Per esempio, l'edificio in cui avremmo dovuto installare il Centro Rai, e cioè il nuovo municipio di Ortisei, non è stato disponibile prima del mese di novembre. Abbiamo quindi dovuto installare a tempo di record un vero e proprio centro di produzione di controllo, usando per di più materiale da riutilizzare integralmente in altri impianti".

Tuttavia il complesso lavoro di accertamento preliminare e di progettazione degli impianti si poi rivelato talmente preciso che in sole due settimane è stato possibile installare in loco tutte le apparecchiature. Vale a dire: oltre 25 mila metri di cavo, buona parte dei quali bloccati sotto la neve lungo i bordi delle 4 piste di gara; 2 studi televisivi, ciascuno con 2 telecamere a colori e 2 vidicon in bianco-nero per cartelli; (i mixer potevano accettare segnali dal telecinema, dai registratori video magnetici e dalle diapositive a colori e permettevano, tra l'altro, l'intarsio ("overlay") con il sistema "Chromakey").

Gli impianti Tv comprendevano poi: una regia finale per le trasmissioni in Eurovisione, con adiacente i posti di coordinamento tecnico e di coordinamento programma; un impianto di registrazione video a colori per un totale di 5 macchine; un impianto di telecinema 16 mm a colori per un totale di 3 macchine; e, infine, una centrale tecnica audio e video a cui facevano capo, per il controllo e lo smistamento, tutti i segnali entranti ed uscenti dal Centro. In quest'ultimo locale si trovavano pure 2 analizzatori di diapositive, 2 rallentatori di immagini e tutti i ponti radio di collegamento, sia con i campi di gara che con la rete permanente Rai.

Tra Ortisei e Bolzano (terminale dei collegamenti permanenti) funzionavano quattro fasci di collegamento a microonde di cui due principali e due di riserva, in maniera da permettere nei periodi più intensi di traffico "unilaterale", di smistare contemporaneamente due programmi indipendenti (normalmente uno per la Rai e l'altro per un organismo estero).

Ed ancora: una sala di riversamento da 1/4" a nastro perforato; un impianto di sviluppo 16 mm con due macchine per lo sviluppo di film a colori ed una macchina per lo sviluppo di film in bianco e nero. "La capacità dei due complessi era rispettivamente di 1800 m/ora per il colore e di 900 m/ora per il bianco e nero; inoltre, esistevano due stampatrici 16 mm, rispettivamente per colore e bianco nero); ed, infine, un complesso di salette di montaggio dei filmati per un totale di 7 moviole. Questo per la Tv.

Per la Radio gli impianti comprendevano 11 complessi costituiti ciascuno da uno Studio e da una regia equipaggiata con: 1 amplificatore a 4 ingressi; 1 amplificatore di uscita corredato di un pannello ad incroci 10X10 per lo smistamento delle linee dei campi di gara; 2 magnetofoni; 1 magnetofono a ciclo chiuso per il segnale di identificazione; 1 ascolto in altoparlante e 2 telefoni. Tre degli 11 complessi erano stati equipaggiati anche per un monitor video per eventuali necessità di sincronizzazione dei filmati.

Diamo, infine, uno sguardo agli impianti comuni che erano costituiti da: 1 telaio incroci della capacità di 180 linee orizzontali e 210 linee verticali per lo smistamento dei circuiti delle cronache radiofoniche e televisive e dei circuiti telefonici di ascolto e di servizio; 1 centralino manuale collegato a tutti i complessi tecnici, agli uffici ed a tutti i campi, della capacità complessiva di 96 utenti a batteria locale e 96 a batteria centrale; 2 posti Telex ed una telescrivente per il collegamento punto a punto con la Rai a Roma; 1 cabina elettrica in grado di trattare una potenza di circa 400kVA e due gruppi elettrogeni di riserva ciascuno con una potenza di 220 kVA. (In un edificio adiacente erano stati poi realizzati 23 posti di ascolto per i radio-telecronisti che potevano così seguire su dei monitor la ripresa televisiva ed ascoltare in cuffia la radiocronaca o la telecronaca destinata al proprio Paese).

Vediamo ora come erano organizzati i servizi "esterni". Sono stati impiegati per la ripresa cinque pullman, tre dei quali avevano a bordo 4 telecamere a colori, gli altri due, invece, ne avevano a bordo 2. C'era inoltre un mezzo attrezzato con due telecamere industriali a vidicon in bianco e nero per la ripresa dei dati di cronometraggio e del monitore che forniva, concorrente per concorrente, la classifica aggiornata.

Le telecamere erano disposte in modo da coprire un tratto di percorso pari a 45", per le gare di slalom gigante e di discesa libera (gare ove le partenze si susseguono ad un intervallo di 1'), mentre per lo slalom speciale, in cui le partenze avvengono solo dopo l'arrivo del concorrente precedente, la copertura della pista era totale.

Ogni pista inoltre era coperta nella sua totalità con cineprese in grado di fornire un filmato completo del percorso per la trasmissioni unilaterali. Ogni unità di ripresa era collegata al Centro di Ortisei tramite due fasci in ponti radio mobili a microonde. Su ogni campo di gara erano state costruite 40 cabine di cui 19 destinate ai telecronisti italiani ed esteri e 13 ai radiocronisti. Le "telecabine" erano dotate di monitore video ed una cassetta standard per cronista, con uno o dei microfoni; le "radiocabine" erano equipaggiate con monitore video, microfono e cuffia.

Dietro le cabine vi erano poi magnetofoni, amplificatori e telefoni a batteria locale. In totale, dunque, le cabine erano 160 (40 per ognuno dei 4 campi di gara). Gli operatori scaglionati lungo le singole piste erano 7, alcuni dei quali dotati di cineprese superrallentate a 200 fotogrammi il secondo.

Ed ecco, infine, un consuntivo: il settore sviluppo e stampa ha lavorato oltre 22 mila metri di pellicola a colori e 9 mila metri in bianco e nero; le trasmissioni in Eurovisione, per i 16 organismi stranieri (oltre l'americana NBC) hanno superato le 17 ore; sono state poi effettuate 32 unilaterali da studio, per un totale di 5 ore e 40 minuti; le trasmissioni via satellite per la NBC hanno totalizzato 3 ore e 57 minuti. Le trasmissioni radiofoniche sono state in tutto 310 di cui 203 verso l'estero e 107 per le reti italiane.

Queste cifre, sono eloquenti di per sè. Ricordano un po' quelle delle Olimpiadi di Roma: si è trattato questa volta di "Olimpiadi bianche", anche se per i tecnici italiani la principale caratteristica è stata quella dell'impiego del colore.

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