Alfredo Di Stefano è considerato uno dei più grandi calciatori della storia ed è uno dei simboli del Real Madrid, con cui ha vinto, tra l'altro, cinque Coppe dei Campioni consecutive dal 1956 al 1960. Nel 1964, a fine carriera, è stato molto vicino a indossare la maglia del Milan, anche se solo per un breve periodo. La Federcalcio aveva infatti intenzione di concedere il tesseramento di un terzo straniero nel periodo dell'Olimpiade di Tokyo, in programma dal 10 al 24 ottobre 1964, nella quale avrebbe dovuto partecipare anche la nazionale giovanile italiana*. Si diffonde dunque a fine luglio la notizia che il trentottenne Di Stefano, lasciato libero dal Real Madrid, sarebbe arrivato a Milano da Nizza, dove si trovava in vacanza, accompagnato da Luis Carniglia, ex allenatore del Milan e uomo di fiducia anche di Felice Riva, presidente del club rossonero, per discutere i dettagli del trasferimento. Dopo l'incontro del 30 luglio 1964 l'accordo sembrava fatto. «Di Stefano può ormai considerarsi rossonero - affermava Riva - rimangono però alcuni particolari da chiarire, più da parte sua che da parte nostra. Anzitutto Di Stefano non vuol perdere l'incasso della partita che il Real Madrid organizzerà in suo onore in settembre. L'incasso netto, grosso modo, dovrebbe aggirarsi sui 25 milioni e naturalmente il Milan non gli rimborserà la cifra se la partita dovesse essere annullata. In secondo luogo Di Stefano vuole parlare con i dirigenti dell'Español per sapere se il regolamento della Federazione iberica gli consente, dopo essere stato provvisoriamente tesserato per il Milan, di firmare il cartellino per la loro squadra una volta scaduto l'impegno con noi contratto. Già - proseguiva Riva - perché dimenticavo di dire che Di Stefano sarà da noi ingaggiato esclusivamente per il periodo delle Olimpiadi. Di Stefano - concludeva Riva - si è detto onorato di poter indossare la maglia rossonera e molto lieto di venire a giocare in Italia. Ora non ci rimane che attendere il suo sì definitivo entro lunedi prossimo. Ma ho motivo di ritenere che l'affare possa considerarsi concluso».
Il Milan si sarebbe potuto avvalere dell'apporto degli altri due stranieri, il brasiliano Amarildo e il peruviano Benitez, anche se la regolamentazione federale in materia era ancora confusa, mentre avrebbe dovuto forzatamente rinunciare a Germano che in assemblea era stato indicato da Riva come il terzo straniero. Di Stefano avrebbe ripetuto parola per parola quanto esposto dal presidente Riva circa la partita in suo onore allestita dal Real Madrid e circa le trattative in corso con l'Español, aggiungendo inoltre: «Non credo di essere l'ultimo arrivato nel mondo del calcio e, pur essendo ormai quasi alla fine della carriera, ho pur sempre un nome e una dignità professionale da difendere. Quindi le cinque partite che giocherò con il Milan saranno da me disputate con il massimo impegno per fornire prestazioni ad alto livello. Dato che il campionato inizia a metà settembre, non posso ambientarmi per trovare il necessario affiatamento con i nuovi compagni di squadra. Se rimanessi al Milan tutta una stagione - proseguiva Di Stefano - non mi preoccuperei troppo; nel giro di un mese di campionato mi inserirei sicuramente nel gioco rossonero ma, considerata la situazione, devo bruciare i tempi. Per questo motivo ho deciso di non fare ritorno a Milano lunedì e di delegare in mia vece l'amico Carniglia che recherà la risposta al presidente Riva. Io lascerò Nizza con mia moglie e i miei figli per la Spagna, sistemerò felicemente, come spero, le mie faccende e poi raggiungerò subito Milano».
Tutto faceva pensare che la risposta sarebbe stata affermativa e che entro la fine della prima settimana di agosto Di Stefano avrebbe raggiunto Bosco Luganese, alla estrema periferia di Lugano, dove il Milan si trovava in ritiro, per mettersi a disposizione dell'allenatore Nils Liedholm. Il 3 agosto 1964 Di Stefano comunicava però che non avrebbe giocato per il Milan. Per motivi di carattere familiare, così aveva dichiarato il giocatore, non avrebbe lasciato Madrid e non sarebbe sceso in campo in incontri ufficiali prima del 7 settembre 1964, data scelta dal Real Madrid per la partita che sarebbe stata disputata in suo onore. Di Stefano temeva, venendo a Milano, di perdere l'incasso della partita madrilena e di vedere sfumare la possibilità, al termine dei giochi di Tokyo, di tesserarsi per l'Español. Questi dovrebbero essere stati i «motivi di carattere familiare» che lo hanno indotto a rispondere negativamente. Dunque, con ogni probabilità, Di Stefano avrebbe giocato il campionato successivo nelle fila dell'Español di Barcellona. La notizia giungeva inaspettata perchè era opinione generale che Di Stefano avrebbe indossato la maglia del Milan almeno fino al termine dell'Olimpiade di Tokyo. Nel colloquio che il calciatore aveva avuto a Milano la settimana prima, fra le due parti era stato raggiunto un accordo di massima anche sul piano finanziario e tutto faceva prevedere che mancasse soltanto la firma di Di Stefano per convalidare il contratto. Secondo alcune fonti, Di Stefano per il periodo delle Olimpiadi sarebbe costato al Milan 14 milioni, ma sembra che Riva sarebbe stato disposto a pagargli un premio di cinque milioni per partita più un ingaggio a titolo di ringraziamento. Inoltre, se Di Stefano, dopo le Olimpiadi, non fosse riuscito a trovare una squadra in Spagna, il Milan gli avrebbe pagato una specie di indennizzo per mancato guadagno. Sfuma così la possibilità di vedere giocare, anche se per breve tempo, un fuoriclasse come Alfredo Di Stefano per una squadra italiana.
Pochi giorni dopo Di Stefano dirà no all'offerta degli scozzesi del Celtic Glasgow. Il 19 agosto 1964 Di Stefano firmerà per l'Español dove giocherà per altre due stagioni. Non si disputerà invece la partita in suo onore inizialmente prevista dal Real Madrid a inizio settembre. La "Saeta Rubia" affronterà per la prima volta la sua ex squadra proprio nella prima giornata del campionato spagnolo il 13 settembre 1964 perdendo sul proprio campo per 2-1. Di Stefano, proprio alla fine della sua ultima stagione da calciatore, giocherà due partite in Italia con l'Español in occasione della terza edizione del Torneo Città di Torino contro la Juventus, con vittoria 1-0 nella semifinale del 29 maggio 1966, e contro i brasiliani del Corinthians nella finale dell'1 giugno 1966 persa 5-4 ai rigori dopo l'1-1 alla fine dei tempi supplementari.
* La nazionale giovanile italiana, già inserita nel gruppo D con Giappone, Argentina e Ghana, poi non partecipò all'Olimpiade di Tokyo. Il Coni infatti - di concerto con la Federcalcio - decise di non inviare la squadra dopo una segnalazione anonima (attribuita a una non precisata società calcistica italiana, le cui intenzioni furono attribuite alla volontà di non cedere i propri giocatori durante il campionato) con cui si denunciava lo status professionistico dei calciatori italiani al torneo.
La stagione 1964/65 è stata anche l'ultima nella quale era possibile tesserare giocatori provenienti da federazioni estere prima della riapertura del 1980. Il 15 febbraio 1965 infatti il Consiglio Federale, con Giuseppe Pasquale presidente della Figc, decise di bloccare le frontiere per i calciatori e gli allenatori stranieri fino al 31 luglio 1966. Una decisione inaspettata che causò l'irritazione del presidente del Torino Orfeo Pianelli che già aveva concluso per circa 100 milioni di lire l'acquisto di Rudolf Brunnenmeier, quotato centravanti-ala del Monaco 1860 e della nazionale della Germania Ovest. Quindi dopo l'eliminazione dell'Italia nel primo turno dei Mondiali d'Inghilterra causata dalla sconfitta con la Corea del Nord venne semplicemente prorogato lo stop, deciso in occasione del Consiglio Federale del 16 settembre 1966, fino al 30 giugno 1971 andando oltre il mandato dello stesso Consiglio Federale, che sarebbe scaduto nel 1968. Unica eccezione a questo blocco sarebbe stata quella dello svedese Roger Magnusson, tesserato dalla Juventus per la Coppa dei Campioni 1967/68. All’epoca infatti le norme Uefa permettevano di avere in squadra un giocatore utilizzabile solo nelle coppe. Si veda in proposito questo articolo
"Passati 50 anni da Corea del Nord-Italia del 1966, la vera storia della chiusura delle frontiere per i calciatori stranieri".
BIBLIOGRAFIA
"Sarà Di Stefano o Germano il terzo straniero del Milan, Stampa Sera, 30 luglio 1964, pagina 11
"Alfredo Di Stefano è giunto ieri sera a Milano. Il presidente Riva non ne ha parlato all'assemblea", Corriere della sera, 30 luglio 1964, pagina 14
"Accordo raggiunto tra Milan e Di Stefano", Giorgio Bellani, La Stampa, 31 luglio 1964, pagina 8
"Milan a rate", Giorgio Bellani, Stampa Sera, 1 agosto 1964, pagina 11
"Rivera disponibile a metà ottobre", Giorgio Bellani, Stampa Sera, 3 agosto 1964, pagina 22
"Di Stefano rinuncia al Milan", Giorgio Bellani, La Stampa, 4 agosto 1964, pagina 8
"Di Stefano preferisce la Spagna", Stampa Sera, 4 agosto 1964, pagina 9
"E' proprio definitivo il no di Di Stefano?", Corriere d'informazione, 4 agosto 1964, pagina 7
"La primula Di Stefano", Corriere d'informazione, 5 agosto 1964, pagina 7
"No di Di Stefano al Celtic di Glasgow", Corriere della sera, 11 agosto 1964, pagina 12
"Di Stefano ha firmato nella tribuna d'onore", Corriere della sera, 20 agosto 1964, pagina 14
L'Español batte (1-0) la Juventus, Corriere della sera, 30 maggio 1966, pagina 8
Duecento minuti di gioco, b.b., La Stampa, 2 giugno 1966, pagina 9
La Stampa, 31 luglio 1964
Stampa Sera, 4 agosto 1964
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Ecco il sommario del libro "Sport in Tv". Il nome tra parentesi significa che il paragrafo è stato scritto da Massimo De Luca.
Prefazione (Massimo De Luca)
Introduzione
Gli anni del bianco e nero
Prima della televisione
Gli inizi
Il Bologna, prima squadra di calcio italiana ospite in Tv
Carosio, nascita di una leggenda (Massimo De Luca)
Juventus-Milan, la prima partita in Tv
Telecronisti: dai Maestri agli urlatori (Massimo De Luca)
Nasce "La Domenica Sportiva"
Le mille vite della "Domenica Sportiva" (Massimo De Luca)
Italia-Cecoslovacchia, l'Eurovisione e i Mondiali
Calcio in Tv, prime polemiche
Milano-Sanremo, ultimi 300 metri in diretta
Gronchi in ritardo a Monza
I primi anticipi televisivi
Cortina e la caduta di Caroli
Italia-Brasile, la Tv sportiva entra nei cinema
Il Tour de France finalmente in eurovisione
Norrkoeping-Fiorentina, prima diretta Rai di coppe europee
La sintesi della domenica e la nascita di "Tutto il calcio minuto per minuto"
L'Olimpiade di Roma
Il "Processo alla tappa"
Il "Processo alla tappa": un'epopea firmata Zavoli (Massimo De Luca)
Finalmente la mondovisione
Lazio-Juventus, la prima polemica della moviola
Italia-Cipro, arriva il replay
Italia-Bulgaria, il primo sciopero "azzurro" della Rai
Benvenuti-Rodriguez, una diretta molto costosa
Carosio e il guardalinee etiope
La vera storia di Carosio e del guardalinee etiope (Massimo De Luca)
Arriva "90° minuto"
Dal colore alla fine del monopolio
Arriva il colore, ma solo all'estero
Inter-Borussia Moenchengladbach, ci guadagna anche il Bologna
Babelis, la Tv del Rimini
Monaco '72, l'illusione del colore
La partita a telecamere fisse
La Tv svizzera italiana, prima alternativa alla Rai
Capodistria, la prima Tv tematica sportiva
Telemontecarlo, da "Puntosport" a "Galagoal"
Il ministro Togni vieta i Mondiali a colori
Il maxischermo del Palalido
Majorca e le prime imprecazioni in diretta Tv
La domenica del silenzio e la telecronaca quasi muta
"Tutto il calcio minuto per minuto" approda in Tv
Montreal 1976, torna il colore
Italia-Inghilterra e la diretta negata
Vietato giocare di notte in novembre (Massimo De Luca)
Finale Coppa Davis, il no alla telecronaca del Tg2
Coppa Davis 1976, un'emozione rovinata (Massimo De Luca)
Genoa-Torino, anche il campionato è a colori
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"Eurogol", rassegna dei gol delle coppe europee
Perletto, l'uomo che vinse due volte
La replica di Italia-Germania Ovest 4-3 lancia la Rete Tre
Lo sport delle Tv locali
Arriva "Il processo del lunedì"
Inter-Real Madrid, niente diretta per rispetto del pubblico pagante
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Il debito del calcio verso la radio (Massimo De Luca)
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