venerdì 17 dicembre 2021

Il 15 dicembre 1971 l'ultima telecronaca di Nicolò Carosio per la Rai, sono passati 50 anni

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Il 15 dicembre 1971, in occasione della partita tra rappresentative di Lega di Belgio e Italia disputata a Charleroi e finita 2-1 per i padroni di casa con i gol di Van Himst al 7' e Gori al 25' del primo tempo e di Mulder al 39' del secondo tempo*, Nicolò Carosio faceva la sua ultima telecronaca per la Rai, trasmessa in diretta dalle 19.25 sul Secondo Programma. A distanza di 50 anni ricordiamo dunque questa storica ricorrenza. Ancora oggi c'è che chi pensa che Nicolò Carosio chiuse la sua carriera di telecronista per la Rai l'11 giugno 1970 dopo Italia-Israele ma, come ampiamente accertato, non andò così anche se Carosio, dopo quella partita nella quale, in realtà, non disse nulla di offensivo contro il guardalinee etiope Seyoum Tarekegn. Il popolare telecronista, lo ricordiamo nuovamente, restò in Messico, dove si alternava con Nando Martellini nelle telecronache della Nazionale italiana, e gli venne solo tolta la semifinale Italia-Germania Ovest che avrebbe dovuto essere sua dopo il quarto Italia-Messico che spettava a Martellini. Carosio, dopo essere tornato a Città del Messico come da programma per la telecronaca del quarto tra Uruguay e Unione Sovietica, venne invece mandato a Guadalajara per commentare l'altra semifinale tra Brasile e Uruguay e tornò a Città del Messico per la finale per il terzo posto tra Germania Ovest e Uruguay. Con la nuova stagione calcistica riprese ad alternarsi con Nando Martellini per la Serie A, la Nazionale e le coppe europee e commentò, tra l'altro, Svizzera-Italia del 17 ottobre 1970, prima partita della Nazionale dopo i Mondiali messicani, e Italia-Irlanda dell'8 dicembre 1970 per la qualifizione agli Europei. Venne inviato a Londra per la finale di Coppa dei Campioni tra Ajax e Panathinaikos del 2 giugno 1971, trasmessa dalla Rai in differita alle 14.00 del giorno dopo sul Secondo Programma, e la sera commentò Leeds-Juventus, finale di ritorno di Coppa delle Fiere. Nella stagione 1971/72 si occupò della telecronaca a colori per gli italiani residenti negli Stati Uniti di Italia-Svezia del 9 ottobre 1971 e di Aberdeen-Juventus di Coppa Uefa del 17 novembre 1971 prima di arrivare all'amichevole Lega Belgio-Lega Italia giocata a Charleroi e finita 2-1 per i padroni di casa. Proprio il 15 dicembre 1971 a dare notizia dell'ultima telecronaca di Nicolò Carosio per la Rai è Giovanni Arpino in un articolo pubblicato sul quotidiano "La Stampa" a pagina 16 dal titolo "Good bye, Carosio" che di seguito vi proponiamo.

* A titolo di curiosità, mentre nella rappresentativa della Lega Calcio italiana non c'erano giocatori stranieri ed era di fatto una nazionale sperimentale, in quella belga erano in campo dall'inizio l'olandese Mulder, centravanti dell'Anderlecht, e il tedesco Ressel, ala sinistra del Lierse. In panchina altri tre stranieri: l'austriaco Bohmer e il lussemburghese Pilot, entrati nel secondo tempo, oltre al portiere olandese Ruiter, dell'Anderlecht.

Good bye, Carosio
Appenderà il microfono dopo Charleroi?
La «voce da lontano» sta per dirci addio. Oggi, da Charleroi, Nicolò Carosio commenterà forse per l'ultima volta le avventure d'una squadra nazionale di calcio. Entro il 31 dicembre, infatti (salvo quei repentini e bizantini ripensamenti che spesso invertono schemi e programmi della nostra zia Rai), il grande Nick dovrebbe terminare la sua lunga carriera. Da qualsiasi angolo la si guardi, questa è una data, per il tifoso in genere, per gli addetti ai lavori, per la cornice in cui il football nostrano si muove. Una data tutt'altro che allegra. E' raro che un uomo, soprattutto una «voce», non solo scampi ai suoi errori veniali, ma grazie a questi errori e alla loro venialità quasi geniale diventi celebre, ricercato, insostituibile. Il Nick del «quasi rete», del whiskaccio, del numero letto quindici su una maglia che invece mostra un dodici, è, tout court, un artista. Il suo timbro fu ed è ancora unico, tanto che una partita di football senza il fluire verbale di Carosio ha un altro sapore. Perché il football — direbbe uno scrittore utopista ma non estraneo al senso oscuro della realtà — è quella determinata cosa che prende corpo solo se è scritta e parlata. Altrimenti quasi non esisterebbe. Cosa sarebbe un Mazzola senza il tramite e l'imprimatur della pagina scritta o del commento immediato attraverso i microfoni? Per questo Nick fu, è, indispensabile, un cardine: raccontò di calcio da sempre. Forse il pallone non esisteva prima di lui. Chi scrive ricorda la sua voce nel '38. Era un bambino, la finale del campionato del mondo si esauriva in uno stadio immaginoso, e l'ultimo nome pronunciato da Nick fu quello di Locatelli, che manovrava placido una palla sulla linea dell'out, mentre gli azzurri erano in vantaggio. Favoloso Nick, che nel taglio inglese dell'aspetto e del timbro sonoro ha sempre lasciato crepitare una carica violenta di uomo e temperamento latini. Oggi, a vederlo, ricorda un'incisione antica. Sembra gracile, ed è invece indomabile, firma autografi (lo riconoscono anche gli estranei e i miopi) come un duca, durante le trasferte siede nella hall di un albergo come un Yanez strappato alla giungla e trasferito in una metropoli. Puntiglioso nel mestiere, prende appunti e disegna schemini come il più giovane dei cronisti, si informa sullo stato di un terreno erboso, su un arbitro, sulle varianti della formazione che giocherà. Poi, davanti al microfono, sbotta con inesausto trasporto (e gloria) in un'invenzione, anche una sola paroletta come «calzabraga», che riscalda l'uditorio lontano, tristemente sprofondato davanti al video. Pochi sanno che Nick tiene in tasca un taccuino con tante frasi ricavate da libri importanti. Motti e massime, definizioni e moralità. Qualcuna — forse — corretta di suo pugno, con magnifico arbitrio. Ebbene, una piccola antologia di ciò che Carosio disse la dovremmo pur fare. A dimostrazione che invenzioni pregevoli e svarioni di genio costituiscono il sale indispensabile al piatto pallonistico, sovente così insipido. Arrivederci, mister Nick, se davvero te ne vai. Porremmo soltanto una condizione, sia a te sia alla Rai. Che ai mondiali del '74 tu sia richiamato in servizio permanente effettivo. A costo di creare un caso diplomatico. A costo di tagliare i fili dei microfoni. Il football può essere tante cose e il contrario di tutte queste stesse cose. Ma non può essere muto.
Giovanni Arpino


Nicolò Carosio non sarebbe più tornato in Rai come telecronista, anche se per un certo periodo si ipotizzò un suo ritorno ai microfoni in occasione dei Mondiali di calcio del 1974 che avrebbe potuto risolvere il contenzioso in atto con la Rai che lo vide uscire vittorioso. Era infatti in arretrato di stipendi ed emolumenti dal 1932 al 1966 e della liquidazione dal 1966 al 1971. Una sentenza del pretore di Milano, come scrive il Corriere d'Informazione del 7 giugno 1974, aveva infatti imposto alla Rai di reintegrarlo dopo il licenziamento del 1972. Carosio confermò che non sarebbe andato lo stesso ai Mondiali di Germania: "In teoria sarebbe anche possibile ma ormai i termini fissati dall'organizzazione dei campionati del mondo per l'accreditamento dei giornalisti sono scaduti". Nel 1976 vinse la causa contro la Rai che gli versò 73 milioni di lire, come si legge sul Corriere della sera del 24 ottobre 1976 in occasione della sentenza di appello.

BIBLIOGRAFIA
http://pinofrisoli.blogspot.com/2016/09/nicolo-carosio-la-verita-definitiva-su.html
Ore 19,30, in diretta Tv la partita Belgio-Italia, Corriere d'Informazione, 15 dicembre 1971 in La "voce" che non sentiamo, Antonio Ghirelli, Corriere della sera, 11 marzo 1972
Carosio ha chiesto alla Rai 100 milioni di liquidazione, Corriere d'Informazione, 28 ottobre 1972
La voce di Nicolò Carosio stavolta fa tremare la Rai, Corriere della sera, 29 ottobre 1972
Nicolò Carosio esclude di andare ai mondiali, Corriere d'Informazione, 7 giugno 1974 Carosio va a sequestrare 84 milioni alla Rai-Tv, Guido Credazzi, Corriere d'Informazione, 21 luglio 1976
Dopo 4 anni Carosio ha vinto: la Rai ha sborsato 75 milioni, Corriere della sera, 19 settembre 1976
Nicolò Carosio vince anche in appello la causa contro la Rai-Tv, Corriere della sera, 24 ottobre 1976