IL 7 FEBBRAIO 1970 L'INIZIO DEI MONDIALI DI SCI IN VAL GARDENA, CON LA TV A COLORI, MA NON PER L'ITALIA
Il 7 febbraio 1970 partirono i Mondiali di sci in Val Gardena. Sono dunque passati 50 anni da quel giorno, importante anche per la Rai, che produsse interamente a colori per la mondovisione tutto il programma di gare. Purtroppo in Italia si videro solo in bianco e nero per il divieto di molti politici che non volevano la Tv a colori. Vi riproponiamo l'articolo pubblicato su questo blog il 27 gennaio 2015 che riprende l'articolo di Giuseppe Tabasso pubblicato sul numero 3 di marzo 1970 della rivista "La nostra Rai" dove si racconta nei particolari il lavoro della Rai per garantire la Tv a colori fuori dai confini italiani. Solo chi poteva ricevere il segnale della televisione della Svizzera italiana o delle Tv dei paesi confinanti come Francia, Austria e Germania Ovest poteva vederlo a colori. Rinnoviamo i nostri ringraziamenti ad Antonio Lari che ci aveva fatto avere l'articolo
ARTICOLO PUBBLICATO SU QUESTO BLOG IL 27 GENNAIO 2015
C'è una pagina gloriosa della storia Rai dimenticata un po' da tutti. Stiamo parlando dei Mondiali di sci che si svolsero in Val Gardena dal 7 al 15 febbraio 1970. In quell'occasione la Rai realizzò un grande sforzo produttivo per garantire la trasmissione a colori in mondovisione pari a quello delle Olimpiadi di Roma del 1960. Basti dire che il centro Rai allestito provvisoriamente per la durata dei Mondiali a Ortisei era terzo in grandezza dopo quelli di Milano e Roma. Purtroppo gli italiani poterono vedere quell'evento solo in bianco e nero a causa dell'assurdo ostracismo di molti uomini politici che pensavano che la Tv a colori fosse un lusso che non potevamo concederci, mentre tutti gli altri paesi evoluti d'Europa già avevano iniziato a trasmettere a colori da qualche anno. Una valutazione che ha provocato la rovina dell'industria radiotelevisiva italiana. Solo nel 1972, in occasione delle Olimpiadi di Monaco, dal 26 agosto all'11 settembre 1972, venne concesso alla Rai di trasmettere in via sperimentale a colori alternando Pal e Secam, altra assurdità visto che i tecnici Rai erano abituati a lavorare con il Pal come in occasione dei Mondiali in Val Gardena. Poi nuovo stop fino alle Olimpiadi di Montreal del 1976, dal 17 luglio all'1 agosto 1976, sempre in via sperimentale, per passare ufficialmente al colore l'1 febbraio 1977 con dieci anni di ritardo con i paesi europei più evoluti. Da avanguardia l'Italia divenne dunque coda in Europa riguardo alle trasmissioni a colori, facendosi superare anche dalla Spagna, che per qualche anno aveva atteso la decisione dell'Italia tra Pal e Secam per poi scegliere il Pal prima dell'Italia. Ma torniamo ai Mondiali in Val Gardena. Vi abbiamo detto dell'eccezionale sforzo produttivo della Rai per garantire il colore all'Europa e agli Stati Uniti, in particolare alla NBC che trasmetteva l'evento. Purtroppo, a oggi, nel catalogo multimediale Rai non risulta conservato nulla di quelle immagini a colori, solo pochi servizi in bianco e nero realizzati per i telegiornali e per La Domenica Sportiva e poco altro. Noi pensiamo che queste registrazioni siano ancora conservate in qualche stanza, non sappiamo dove, ma speriamo si possano recuperare per far vedere anche agli italiani cosa sapevano fare i tecnici Rai. La testimonianza di questo formidabile sforzo produttivo l'abbiano trovata in questo articolo di Giuseppe Tabasso pubblicato sul numero 3 di marzo 1970 della rivista "La nostra Rai" che ci racconta nei particolari il lavoro della Rai per garantire la Tv a colori fuori dai confini italiani. Va detto che la Tv della Svizzera italiana mandò in onda a colori quell'evento e dunque anche in Italia c'è stato qualcuno che ha potuto vedere a colori quell'evento nelle zone di confine, forse anche a Milano. Ringraziamo Antonio Lari per averci fatto avere l'articolo.
Le immagini che abbiamo visto ripetutamente scorrere sul teleschermo per otto giorni durante i campionati mondiali di sci alpino in Val Gardena, non erano immagini "qualunque", anche se al telespettatore italiano esse non potevano apparire diversamente. Le riprese televisive, infatti, erano realizzate a colori secondo la norma "625 PAL", ma, al momento di essere "istradato" dai vari trasmettitori sul nostro territorio, il segnale video veniva naturalmente privato della "banda" di colore. Questa circostanza - e cioè uno sforzo organizzativo forse secondo soltanto a quello compiuto dalla Rai per le Olimpiadi di Roma del 1960 e affidato, in questa occasione, ad un organismo televisivo che opera in un paese ove la Tv a colori non è stata ancora introdotta - questa circostanza, dicevo, ha rivestito una rilevanza tecnica che merita opportunamente, a manifestazioni concluse, un consuntivo.
E', dunque, già eloquente di per sè il fatto che una rete televisiva in bianco e nero, come l'italiana appunto, sia stata in grado di approntare uno schieramento tecnico in grado di fornire in tutto il mondo segnali e colori di qualità unanimemente giudicata eccellente; se poi si tiene conto delle particolarissime e difficoltose condizioni orografiche ed atmosferiche che hanno fatto da tremendo banco di prova del colore, non si può allora non parlare di autentico successo per i tecnici italiani. (Un successo forse scontato dal loro prestigio internazionale, ma non per questo memo meritato). Dice l'ing. Silvio Battistella, direttore tecnico dei servizi televisivi per i mondiali della Val Gardena: "A prescindere dal fattore freddo, che rimane un nemico anche per le trasmissioni in bianco e nero, per noi che dovevamo lavorare col colore, tra i problemi più grossi c'è stato quello delle condizioni di luce: con tutte le piste regolarmente orientate verso Nord, infatti, c'era continuamente l'imponderabile pericolo di trovarsi controluce e questo avrebbe disturbato non poco la resa-colore. Ci è andata bene, e non nascondo che c'è stato anche un pizzico di fortuna".
Ma andiamo con ordine e diamo soprattutto la parola ai dati che, meglio di qualsiasi altra considerazione, possono da soli dare un'idea di quanto consistente sia stato, sotto il profilo tecnico, l'impegno organizzativo prodotto dalla Rai anche in questa occasione. Il lavoro preparatorio, per esempio, ebbe inizio fin da due anni or sono.
"Per preparare tutto - dice l'ing. Aldo Riccomi, Condirettore Centrale della Direzione Tecnica - abbiamo dovuto muoverci fin dal momento in cui ci venne notificato che l'Italia era stata prescelta per ospitare i Campionati. Ciò nonostante, il tempo è stato il nostro primo, grande nemico. Per esempio, l'edificio in cui avremmo dovuto installare il Centro Rai, e cioè il nuovo municipio di Ortisei, non è stato disponibile prima del mese di novembre. Abbiamo quindi dovuto installare a tempo di record un vero e proprio centro di produzione di controllo, usando per di più materiale da riutilizzare integralmente in altri impianti". Tuttavia il complesso lavoro di accertamento preliminare e di progettazione degli impianti si poi rivelato talmente preciso che in sole due settimane è stato possibile installare in loco tutte le apparecchiature. Vale a dire: oltre 25 mila metri di cavo, buona parte dei quali bloccati sotto la neve lungo i bordi delle 4 piste di gara; 2 studi televisivi, ciascuno con 2 telecamere a colori e 2 vidicon in bianco-nero per cartelli; (i mixer potevano accettare segnali dal telecinema, dai registratori video magnetici e dalle diapositive a colori e permettevano, tra l'altro, l'intarsio ("overlay") con il sistema "Chromakey"). Gli impianti Tv comprendevano poi: una regia finale per le trasmissioni in Eurovisione, con adiacente i posti di coordinamento tecnico e di coordinamento programma; un impianto di registrazione video a colori per un totale di 5 macchine; un impianto di telecinema 16 mm a colori per un totale di 3 macchine; e, infine, una centrale tecnica audio e video a cui facevano capo, per il controllo e lo smistamento, tutti i segnali entranti ed uscenti dal Centro. In quest'ultimo locale si trovavano pure 2 analizzatori di diapositive, 2 rallentatori di immagini e tutti i ponti radio di collegamento, sia con i campi di gara che con la rete permanente Rai. Tra Ortisei e Bolzano (terminale dei collegamenti permanenti) funzionavano quattro fasci di collegamento a microonde di cui due principali e due di riserva, in maniera da permettere nei periodi più intensi di traffico "unilaterale", di smistare contemporaneamente due programmi indipendenti (normalmente uno per la Rai e l'altro per un organismo estero). Ed ancora: una sala di riversamento da 1/4" a nastro perforato; un impianto di sviluppo 16 mm con due macchine per lo sviluppo di film a colori ed una macchina per lo sviluppo di film in bianco e nero. "La capacità dei due complessi era rispettivamente di 1800 m/ora per il colore e di 900 m/ora per il bianco e nero; inoltre, esistevano due stampatrici 16 mm, rispettivamente per colore e bianco nero); ed, infine, un complesso di salette di montaggio dei filmati per un totale di 7 moviole. Questo per la Tv. Per la Radio gli impianti comprendevano 11 complessi costituiti ciascuno da uno Studio e da una regia equipaggiata con: 1 amplificatore a 4 ingressi; 1 amplificatore di uscita corredato di un pannello ad incroci 10X10 per lo smistamento delle linee dei campi di gara; 2 magnetofoni; 1 magnetofono a ciclo chiuso per il segnale di identificazione; 1 ascolto in altoparlante e 2 telefoni. Tre degli 11 complessi erano stati equipaggiati anche per un monitor video per eventuali necessità di sincronizzazione dei filmati. Diamo, infine, uno sguardo agli impianti comuni che erano costituiti da: 1 telaio incroci della capacità di 180 linee orizzontali e 210 linee verticali per lo smistamento dei circuiti delle cronache radiofoniche e televisive e dei circuiti telefonici di ascolto e di servizio; 1 centralino manuale collegato a tutti i complessi tecnici, agli uffici ed a tutti i campi, della capacità complessiva di 96 utenti a batteria locale e 96 a batteria centrale; 2 posti Telex ed una telescrivente per il collegamento punto a punto con la Rai a Roma; 1 cabina elettrica in grado di trattare una potenza di circa 400kVA e due gruppi elettrogeni di riserva ciascuno con una potenza di 220 kVA. (In un edificio adiacente erano stati poi realizzati 23 posti di ascolto per i radio-telecronisti che potevano così seguire su dei monitor la ripresa televisiva ed ascoltare in cuffia la radiocronaca o la telecronaca destinata al proprio Paese).
Vediamo ora come erano organizzati i servizi "esterni". Sono stati impiegati per la ripresa cinque pullman, tre dei quali avevano a bordo 4 telecamere a colori, gli altri due, invece, ne avevano a bordo 2. C'era inoltre un mezzo attrezzato con due telecamere industriali a vidicon in bianco e nero per la ripresa dei dati di cronometraggio e del monitore che forniva, concorrente per concorrente, la classifica aggiornata. Le telecamere erano disposte in modo da coprire un tratto di percorso pari a 45", per le gare di slalom gigante e di discesa libera (gare ove le partenze si susseguono ad un intervallo di 1'), mentre per lo slalom speciale, in cui le partenze avvengono solo dopo l'arrivo del concorrente precedente, la copertura della pista era totale. Ogni pista inoltre era coperta nella sua totalità con cineprese in grado di fornire un filmato completo del percorso per la trasmissioni unilaterali. Ogni unità di ripresa era collegata al Centro di Ortisei tramite due fasci in ponti radio mobili a microonde. Su ogni campo di gara erano state costruite 40 cabine di cui 19 destinate ai telecronisti italiani ed esteri e 13 ai radiocronisti. Le "telecabine" erano dotate di monitore video ed una cassetta standard per cronista, con uno o dei microfoni; le "radiocabine" erano equipaggiate con monitore video, microfono e cuffia. Dietro le cabine vi erano poi magnetofoni, amplificatori e telefoni a batteria locale. In totale, dunque, le cabine erano 160 (40 per ognuno dei 4 campi di gara). Gli operatori scaglionati lungo le singole piste erano 7, alcuni dei quali dotati di cineprese superrallentate a 200 fotogrammi il secondo. Ed ecco, infine, un consuntivo: il settore sviluppo e stampa ha lavorato oltre 22 mila metri di pellicola a colori e 9 mila metri in bianco e nero; le trasmissioni in Eurovisione, per i 16 organismi stranieri (oltre l'americana NBC) hanno superato le 17 ore; sono state poi effettuate 32 unilaterali da studio, per un totale di 5 ore e 40 minuti; le trasmissioni via satellite per la NBC hanno totalizzato 3 ore e 57 minuti. Le trasmissioni radiofoniche sono state in tutto 310 di cui 203 verso l'estero e 107 per le reti italiane. Queste cifre, sono eloquenti di per sè. Ricordano un po' quelle delle Olimpiadi di Roma: si è trattato questa volta di "Olimpiadi bianche", anche se per i tecnici italiani la principale caratteristica è stata quella dell'impiego del colore.
Giuseppe Tabasso