Adesso che gli Europei di calcio si sono conclusi, è possibile fare un bilancio sulle trasmissioni televisive. Vi dico subito che io sono soddisfatto di come sono stati proposti dalla Rai. Ho letto critiche di ogni genere contro la programmazione della Tv di Stato, anche dove non c'era motivo per farlo.
Non c'è dubbio che ci siano state delle sbavature, soprattutto all'inizio, ma non mi sembra che il livello complessivo delle altre emittenti con le quali è stato fatto in confronto, Sky e Mediaset, sia migliore. Per capirlo, basta ascoltare tutte le telecronache di satellite e digitale terrestre e confrontarle con quelle della Rai. Il livello medio non è certo migliore di quello della Tv di Stato. Il paragone con Sky agli scorsi Mondiali non regge anche perché si tratta di una pay-tv, che si paga caro e ha dei canali dedicati, cosa della quale non può disporre la Rai, che è pur sempre un servizio pubblico e deve accontentare anche chi non è appassionato di sport.
La Rai è stata criticata anche per la gestione del blackout televisivo durante il secondo tempo di Germania-Turchia, che ha coinvolto tutte le reti presenti all'Europeo con la parziale eccezione di Svizzera, Austria e Germania, che si è appoggiata proprio alle Tv di casa per superare il problema. L'Uefa, lo ricordo, si è dovuta scusare per l'inconveniente con le Tv presenti, che per i diritti hanno dovuto pagare cifre considerevoli.
Personalmente ho apprezzato molto "Notti europee", con un Teo Teocoli scatenato e in continuo crescendo, ma tutto il programma era godibile, senza le urla che si potevano ascoltare in altri programmi. La critica che faccio alla Rai è stata quella di non aver saputo mostrare gli attimi immediatamente successivi alla fine delle partite per dare la linea alla pubblicità, per cui ieri, ad esempio, per vedere la festa degli spagnoli mi sono dovuto sintonizzare su Tsi2, la seconda rete della Televisione Svizzera Italiana. A proposito, come sempre ottimo il lavoro della Tv ticinese, che è anche riuscita qualche volta a superare la rigida censura dell'Uefa, una delle note negative di questo Europeo. Questa esperienza dimostra che sarebbe meglio se la produzione di un grande evento sportivo resti affidata alle Tv e non agli organizzatori.
Grandi ascolti per la finale degli Europei di calcio, Spagna-Germania. Sono stati infatti 12 milioni 291mila gli spettatori sintonizzati su RaiUno dalle 20.45 per uno share del 58.24%.
L'ascolto è andato in crescendo e a fine gara ha superato i 14 milioni con uno share che superato il 66%. In particolare, il primo tempo è stato seguito da 11 milioni 835mila telespettatori pari al 57.87% di share, il secondo da 12 milioni 725mila con il 58.58%. Sono stati invece 6 milioni 779mila, con il 39.36% di share, i telespettatori che hanno seguito i primi commenti del dopo partita.
Molto buoni anche gli ascolti di "Notti Europee", in onda in seconda serata sempre su RaiUno, che nella sua fascia oraria è stato è stato il piu' seguito con 1 milione 643mila telespettatori e il 18.91% di share.
In Spagna, la finale con la Germania è risultata addirittura l'evento più seguito nella storia della Tv iberica. Sono stati infatti 14.482.000 i telespettatori spagnoli, con uno share dell'80,9%, che hanno seguito su Cuarto, la rete che deteneva i diritti per la Spagna, il cammino delle Furie Rosse verso la vittoria di Vienna.
In particolare, l'ultimo minuto della finale è stato il più visto della storia della Tv spagnola con 17.690.000 telespettatori (88,6%), mentre quando Iker Casillas capitano della Spagna, ha alzato il trofeo, a seguirlo davanti al video c'erano 16,4 milioni di telespettatori iberici (share 84,9%).
L'ultimo giorno che la Rai-Tv non ha trasmesso niente, se non il monoscopio, è stato giovedì 30 settembre 1976. Quel giorno infatti, a causa di uno sciopero dei tecnici Rai, la Tv di Stato venne costretta a sospendere integralmente la programmazione.
Il giorno precedente si erano giocati gli incontri di ritorno del primo turno delle coppe europee, "Eurogol" ancora non c'era e a dimostrazione di come sono cambiati i tempi l'unica trasmissione sportiva prevista dal palinsesto Rai era Tg2 Sportsera. Naturalmente saltò anche l'unico programma previsto a colori, che la Rai stava lentamente introducendo, la quinta e ultima puntata di "Quel giorno di festa" che sarebbe dovuto andare in onda alle 18.55 sulla Rete Uno.
Non fu comunque una giornata senza Tv, erano infatti nate da poco le Tv locali e si poteva scegliere tra Svizzera, Capodistria, Montecarlo e Antenne 2, che trasmettevano tutte a colori. Proprio sulla Svizzera c'era l'unico programma sportivo della giornata. Alle 23 circa era infatti prevista la sintesi delle principali partite del mercoledì delle coppe europee.
Nella foto, la pagina del "Radiocorriere Tv" con il palinsensto di giovedì 30 settembre 1976.
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Massimo De Luca, intervistato da Gabriella Mancini sulla "Gazzetta dello sport" di venerdì 27 giugno, ha spiegato cosa è successo mercoledì nel secondo tempo di Germania-Turchia e difende la programmazione Rai sugli Europei. Ecco una parte dell’intervista. Personalmente condivido la posizione del direttore di Raisport.
Com’è andata esattamente? “Alla prima interruzione 28 secondi di nero, 58 con il cartello e 4 minuti di studio. Seconda interruzione: 5 minuti e 40 di studio più 2’ e 13 di radio e un minuto e mezzo di video con collegamento audio; non potevamo trasmettere la radio prima perché a sua volta aveva subito il blackout e poi perché c’era uno spot. Terza con 3 minuti e 34 di collegamento audio con immagini. Una situazione di emergenza, non potevamo fare di più”.
La tv tedesca Zdf si è appoggiata alla tv svizzera. “A noi risulta che avesse telecamere dedicate, come noi al Mondiale per l’Italia e salvammo la partita con l’Australia. In ogni caso non è che ci si possa attaccare a un’altra tv. Per quanto ci riguarda agiremo a tutela dei nostri diritti visto che abbiamo pagato all’Uefa 106 milioni”.
Un primo bilancio di questo Europeo? “Ascolti straordinari, anche per Notti europee, ma dopo questo episodio non sopporto più la campagna di denigrazione contro la Rai. Un programma può piacere o no, ma non è legittimo che non si colga un aspetto positivo. Quando Van Nistelrooy segnò all’Italia fummo i primi a dire che il gol era valido: l’avesse sottolineato qualcuno… E poi Bagni: è sempre stato detto che è un grande intenditore di calcio internazionale, ma da quando è alla Rai è stato subito criticato. Non va bene. E’ stato anche scritto che cercavo telecronisti di Sky e Mediaset. Non è vero: semmai opinionisti illustri di Mediaset si sono offerti di collaborare con noi per l’Europeo. Non accetto l’atteggiamento di demolizione nei confronti della Rai. E vorrei anche ricordare che la nostra prima scelta era Fabio Capello”.
Ieri la “Gazzetta dello sport” ha pubblicato un bell’articolo di Vincenzo Cito sui cinquant’anni della Televisione Svizzera Italiana, ricorrenza della quale vi avevo parlato la scorsa settimana. Ecco cosa ha scritto il quotidiano sportivo milanese.
Svizzera italiana, 50 anni di tradimenti tv
Ma ve le ricordate le partite del Viganello basket? E l’Ambri Piotta che furoreggiava nell’hockey ghiaccio. E poi i derby calcistici fra Bellinzona e Chiasso o i resoconti delle partite di B, con i tifosi sparpagliati in mezzo ai prati. Erano gli anni della Svizzera Italiana, l’amante segreta con la quale tradivamo la Rai: quasi 2 milioni gli italiani che, senza pagare canone, nel Nord si sintonizzavano sull’emittente senza problemi né decoder. Ebbene, proprio in questi giorni, la nostra vecchia fiamma ha compiuto 50 anni. Iniziò il 18 giugno 1958, negli studi della tv nazionale a Zurigo, prima di trasferirsi nel 1961 a Lugano in una vecchia rimessa di tram. La struttura tecnica prevedeva una regia mobile, montata su un vecchio autobus di linea parcheggiato nel piazzale adiacente. Ma non c’è mai stato nulla di improvvisato in questa tv che, assieme a Telemontecarlo e Capodistria, rappresentò presto una seria concorrente nel Nord Italia, per la nostra paludata, verbosa, ufficiale tv di Stato. Tg di 15 minuti, poche parole, molti filmati, ma anche Gatto Arturo e il cane Peo, i quiz di Mascia Cantoni, i cartoni di Scacciapensieri, Enzo Tortora e Corrado, quando da noi non li volevano più. E soprattutto, loro, i telecronisti dello sport. Parlavano già il linguaggio reso poi famoso dal Rezzonico di Aldo, Giovanni e Giacomo. Non c’erano tempi ma “frazioni”, la moviola era il “rallenti”, il palo si chiamava “montante” e il rigore “penalty” ma con l’accento sulla a. E poi toni sobri, cronache ridotte all’essenziale e un signore chiamato Giuseppe Albertini, grande “voce” del calcio che ritrovammo anni dopo a Canale 5 nella diretta dell’Intercontinentale fra Juve e Argentinos Juniors del 1985, in coppia con Bettega. Un bel giorno, poi, quella della Svizzera Italiana ci fecero scoprire i colore, i campi di gioco diventarono verdi e più nulla fu come prima. Da due anni, purtroppo, la Svizzera è visibile solo sul digitale e a noi tocca restare con la Rai.
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La Zdf, secondo canale pubblico tedesco, potrebbe chiedere i danni all'Uefa per il blackout che per qualche minuto ha interrotto la diretta da Basilea della semifinale degli Europei tra Germania e Turchia. "Questa cosa non finisce qui", ha detto oggi Dieter Grunschwitz, capo del servizio sport di Zdf nel corso di una conferenza stampa. Secondo Gruschwitz il blackout avrebbe impedito di stabilire un primato assoluto di ascolti in Germania, nonostante l'alto share per la semifinale di ieri. L'Uefa, oltre a organizzare gli Europei, fornisce le immagini alle televisioni di tutto il mondo.
"Non c'e alcuna responsabilità della Rai nelle interruzioni tv verificatesi ieri sera durante la telecronaca di Germania-Turchia come è erroneamente apparso su alcuni giornali". La precisazione è arrivata da una nota diffusa da Viale Mazzini alle principali agenzie di stampa.
"Per un violento temporale - si legge - ci sono state tre interruzioni di energia elettrica all'IBC, da dove vengono forniti i segnali via satellite e con fibra ottica per tutte le televisioni. Le agenzie di stampa internazionali hanno anche spiegato che per le pessime condizioni atmosferiche e per le raffiche di vento erano stati evacuati sia il centro stampa di Vienna che la zona dove il pubblico poteva seguire su grandi schermi la partita. Molta confusione è stata fatta sui giornali per il fatto che la partita si giocava a Basilea, ma il segnale internazionale per tutti gli incontri viene diffuso esclusivamente dall'IBC di Vienna.
Prendere a paragone la tv svizzera e la ZDF tedesca è un altro errore di chi è scarsamente informato su queste tematiche.
La tv svizzera e la Zdf, giocando la Germania, avevano i loro mezzi di trasmissione in loco, e quindi tutti i segnali per le "telecronache dedicate" proprio come aveva fatto la Rai per le partite dell'Italia.
Non c'era dunque alcuna possibilità di collegarsi con loro, come qualcuno arditamente ha suggerito, perche ci sarebbe stata una violazione dei diritti.
Si ricorda che nei mondiali 2006, in occasione dell'incontro Australia-Italia, ci fu un blackout nei circuiti internazionali e che gli sportivi italiani continuarono a vedere la partita grazie appunto ai mezzi Rai per la telecronaca "dedicata".
Ieri sera l'Uefa, quale host broadcaster, ha inviato a tutti gli enti televisivi una lettera ufficiale di scuse e ha successivamente fornito tutte le immagini del secondo tempo.
Questa mattina ha informato che è stato predisposto un sistema per evitare il ripetersi di questo incidente nelle prossime partite. La Rai si è riservata di agire a tutela dei propri diritti".
Sono stati dei problemi elettrici a causare l'interruzione temporanea delle immagini occorsa ieri sera durante il secondo tempo della semifinale degli Europei fra Germania e Turchia a Basilea. Lo ha reso noto l'Uefa, che ha comunicato di avere messo in atto misure volte a scongiurare il ripetersi di tali episodi per il resto del torneo. Sul sito Digital-sat.it potete leggere le motivazioni complete dell'Uefa.
Nel secondo tempo di Germania-Turchia abbiamo assistito a una situazione di altri tempi con il collegamento televisivo. Sembrava di essere tornati ai tempi dei Mondiali in Messico del 1986, quando il collegamento si interrompeva spesso per problemi tecnici, solo che qui siamo a Basilea, in Svizzera.
Ho avuto la possibilità di confrontare la gestione di questa difficile situazione da parte di RaiUno e di Tsi2, il secondo canale della Televisione Svizzera Italiana. Su RaiUno, rimasti senza immagini e senza audio, non hanno potuto fare altro che commentare in studio le immagini del primo tempo. Su Tsi2 l'interruzione video è stata brevissima, è saltato solo l'audio e così Enrico Carpani, con l'aiuto di Kubilay Turkylmaz, è andato avanti con la telecronaca dagli studi di Comano.
Alla seconda interruzione RaiUno, totalmente priva di immagini, ha chiesto aiuto alla cara vecchia radio, con le voci di Emanuele Dotto e Tonino Raffa, in attesa delle voci di Gianni Cerqueti e Fulvio Collovati. La Germania è passata sul 2-1 proprio in questa fase e in studio per qualche secondo sono stati costretti a continuare senza sapere del cambio di risultato. E' andata meglio su Tsi2, dove comunque le immagini c'erano, mancavano solo le voci di Armando Ceroni e Antonio Esposito. In questo caso abbiamo assistito una volta di più alla censura dell'Uefa. C'è stata la pacifica invasione di un tifoso che è però è riuscita a passare per qualche secondo su Tsi2, che disponeva di una linea interna. A Basilea però il telecronista svizzero non poteva vedere queste immagini, così come sulla Rai, che poteva disporre solo del circuito internazionale.
C'è poi stata una terza interruzione, con Tsi2 che comunque continuava a disporre delle immagini, mentre su RaiUno hanno dovuto rimediare con un collegamento telefonico con Gianni Cerqueti, costretto a improvvisare una radiocronaca. Tutti questi disguidi sono stati dovuti al centro televisivo di Vienna e hanno riguardato tutte le Tv collegate ad eccezione della Zdf, secondo canale pubblico tedesco, che aveva un canale dedicato così come Orf, la Tv pubblica austriaca. La linea di queste due reti è stata però fornita da Sf2, il secondo canale svizzero tedesco. Forse la Tsi ha potuto parzialmente rimediare perché le immagini giungevano comunque dalla Svizzera, la Rai ha inevitabilmente avuto più difficoltà.
Penso che Franco Lauro e i suoi ospiti siano usciti bene da questa complicata situazione, così come su Tsi2, dove hanno avuto il vantaggio di avere sempre le immagini. Non è facile gestire in diretta questi inconvenienti. Sarebbe interessante sapere se la responsabilità di questi problemi è dell'Uefa, che per la prima volta produce direttamente le immagini del torneo. Se è così, dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla censura, per la confederazione calcistica europea non è stata certo una bella figura.
Mi concedo una piccola divagazione, ogni tanto voglio farlo, per parlare della possibilità che Amauri vesta la maglia della Nazionale con il possibile ritorno di Lippi sulla panchina dell'Italia.
Ho appena letto sul sito Gazzetta.it che con Lippi la Nazionale ripartirebbe da Amauri ma che bisogna fare presto perché il Brasile potrebbe tornare alla carica. Io penso che sia meglio che Amauri rimanga con il Brasile, visto che la sua cittadinanza italiana dipenderebbe dalla moglie. Non mi piace che in Nazionale ci siano giocatori naturalizzati, si toglie spazio ai giovani italiani e la Nazionale non è un club, dove il discorso è ovviamente un'altro.
Meglio, molto meglio puntare, solo per citare i giovani, su Giuseppe Rossi, Cassano, Borriello, Gilardino, Pazzini, Giovinco, Balotelli, solo per fare i primi nomi che mi sono venuti in mente. Mi sembra che ce ne siano abbastanza. Dunque, lasciamo pure Amauri al Brasile e pensiamo a far giocare in Nazionale gli italiani veri, visto che i talenti non mancano e che quando ci siamo affidati agli oriundi, almeno nel Dopoguerra, risultati non ne sono arrivati. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Sono stati 21 milioni 750 mila i telespettatori, per uno share dell'80.45%, che hanno assistito su RaiUno a Italia-Spagna, quarto di finale degli Europei conclusosi con l'eliminazione degli Azzurri ai rigori.
In particolare, nel primo tempo la partita è stata seguita da 21 milioni 170 mila persone con l'80.55% di share, il secondo da 21 milioni 917 mila e il 78.70%, i tempi supplementari da 22 milioni 152 mila e l'81.87% e i calci di rigore da 22 milioni 861 mila con l'87.85%.
Ascolti record anche per la trasmissione "Notti europee", andata in onda su RaiUno subito dopo Italia-Spagna, che ha registrato 2 milioni 727 mila spettatori con uno share del 33.15%.
In questa edizione degli Europei, per la prima volta nella storia della Tv, le immagini sono realizzate e diffuse direttamente dall'Uefa e non dalle Tv dei paesi ospitanti. Fino a quattro anni fa questo compito spettava all'Unione europea di radiotelevisione, più nota come Eurovisione, associazione che raggruppa oltre 70 emittenti nazionali.
In ogni stadio di questi Europei ci sono 30 telecamere, cui si aggiungono le immagini provenienti dall'elicottero, sette telecamere con rallentatore e una telecamera ad alta velocità, in grado di registrare 500 fotogrammi al secondo.
L'Uefa è stata accusata di censurare le immagini televisive sgradite, causando le proteste delle televisioni svizzera e austriaca, che hanno suonato il campanello d'allarme. Durante Austria-Croazia, ad esempio, non si sono viste immagini dei fumogeni dei tifosi croati e del supporter, sempre croato, che era riuscito a invadere il campo. L'Uefa non è d'accordo ma il direttore generale della Società svizzera di radiotelevisione (SRG SSR idée suisse) Armin Walpen, ha detto che l'organizzazione con sede a Nyon "ripulisce" i filmati, nell'intento di mostrare un quadro "roseo" della manifestazione.
Sul sito Swissinfo.ch potete leggere tutta l'intervista rilasciata da Walpen alla SonntagsZeitung e la risposta dell'Uefa.
Nella foto (EQ Images dal sito Swissinfo.ch) un immagine di Austria-Croazia mai trasmessa in televisione.
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Nei giorni scorsi vi avevo parlato delle telecronache degli Europei che Sandro Piccinini sta commentando in Canada, in italiano, per Omni Television. E' stato molto curioso però scoprire che in coppia con lui c'è un Caressa, che però non è Fabio, voce principale di Sky, ma Vito, giornalista di Omni Television. Cliccando sul sito Actaestfabula.it potete leggere come si svolge la telecronaca canadese di Sandro Piccinini.
Nella foto, tratta da Actaestfabula.it, Sandro Piccinini e Vito Caressa.
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Oggi possiamo sapere tutto del campionato brasiliano grazie anche alle telecronache di Sportitalia e di La3 TV. Ma forse pochi ricordano che il primo telecronista del calcio brasiliano in Italia è stato Mario Mattioli, oggi noto volto dello sport Rai, che tra il 1979 e il 1980 commentava su alcune reti locali le partite del campionato brasiliano in una trasmissione che si chiamava "Calcio spettacolo brasiliano" che per la cronaca aveva una sigla, "Carnaval", cantata da Antonio Infantino. La particolarità delle telecronache di Mattioli era il fatto che il suo commento era nel puro stile dei telecronisti brasiliani che lo portava a urlare a squarciagola “gooooooool” rendendo più divertente la trasmissione. Sarebbe bello se qualcuno mi facesse avere i propri ricordi di quelle telecronache che ci hanno permesso di conoscere più da vicino squadre come Flamengo, Botafogo, Palmeiras e le prodezze dei vari Zico, Cerezo, Junior e tanti altri giocatori che a breve avremmo visto sui nostri campi di calcio.
Nel filmato, alcune prodezze di Zico con la maglia del Flamengo.
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Ascolti da record ieri sera su Raiuno per Italia-Francia. La partita degli Azzurri ha infatti avuto un ascolto medio di 23 milioni 491mila telespettatori con il 74.09% di share, con punte di oltre 25 milioni a fine gara e punte di share del 79%. Il primo tempo è stato seguito da 22 milioni 886mila telespettatori e il 72.84% di share, il secondo da 24 milioni 107mila con il 75.36%. Anche le prime interviste del dopo partita hanno avuto un grande seguito avendo registrato un ascolto di 15 milioni 789mila telespettatori, pari al 57.70% di share, così come ascolti record ha ottenuto in seconda serata il programma di RaiSport "Notti Europee", che ha realizzato il 31.61% di share con 4 milioni 68mila telespettatori. L'altro incontro di questi Europei in programma ieri, Olanda-Romania in contemporanea su Raidue, è stato seguito da 687mila telespettatori con il 2.17% di share.
Di rilievo anche gli ascolti di "Speciale Europei", il talk show sportivo in onda tutte le sere, alle 22.30, sulla televisione nazionale 7Gold. La puntata di martedì 17 giugno, interamente dedicata all’impresa della Nazionale di Donadoni, ha avuto ascolti, nel minuto medio, del 3,25% mentre lo share, nel quarto d’ora, si è attestato all’1,33% con punte del 2,14%. Buoni gli ascolti anche nelle altre giornate. Sabato 14 "Speciale Europei" ha ottenuto un picco del 2,19% con uno share medio dell'1,38%, mentre domenica 15 il picco è stato del 2,10% e lo share medio dell’1,38%.
La Televisione della Svizzera Italiana compie 50 anni. E' nata infatti il 18 giugno 1958. Protagonista di quella prima storica serata e delle fasi immediatamente successive fu un piccolo gruppo composto da Franco Marazzi, responsabile, Marco Blaser, Dario Bertoni, Rinaldo Giambonini, Enzo Regusci, Giovanni Mozzanico e Caterina Bauen. Zurigo fu la sede della TSI per i primi tre anni poi, nel 1961, il trasferimento a Lugano, nella vecchia rimessa dei tram di Paradiso.
E' una ricorrenza che merita di essere ricordata, perché la Televisione della Svizzera Italiana ha avuto una grande popolarità in Italia negli anni Settanta e ha introdotto il colore molto prima della Rai, ufficialmente già dal 1° ottobre 1968. Per la Tsi hanno lavorato, solo per fare qualche nome, Mike Bongiorno ("Personaggi in fiera", primo quiz a colori del grande Mike nel 1975), Corrado ("Un'ora per voi"), Enzo Tortora ("Identiquiz", "I cari bugiardi"), Mina ("Il calderone", primo quiz a colori della Tsi nel 1970).
Tanto anche lo sport. Giuseppe Albertini, il telecronista più conosciuto, ha lavorato anche con la Rai e in seguito con Canale 5, dove ha commentato il Mundialito in Uruguay e la finale di Coppa Intercontinentale Juventus-Argentinos Juniors, ma bisogna ricordare anche Tiziano Colotti (calcio, anch'egli come Giuseppe Albertini fece alcune telecronache per Canale 5 come il Mundialito del 1983), Gianni Bolzani (tennis), Bruno Rezzonico (tennis e basket), Giampaolo Foletti (Formula 1 e motori), Ezio Guidi (conduttore, tra l’altro, di «Giochi senza frontiere»), Libàno Zanolari (atletica), e Sergio Ostinelli (calcio), questi ultimi tre ancora attivi. Oltre al calcio svizzero e a qualche immagine di calcio tedesco e inglese, il mercoledì c'era il trionfo del calcio internazionale con le coppe europee, soprattutto nelle fasi finali. La Rai non poteva mostrare nemmeno le partite delle italiane, mentre sulla Tsi, ad esempio, si poteva seguire in diretta, nel marzo 1973, andata e ritorno di Ajax-Bayern, grande sfida tra le squadre che dal 1971 al 1976 domineranno l’Europa trascinate dagli assi Cruijff e Beckenbauer. Immancabile, poi, in un sabato pomeriggio di maggio, la finale di Coppa d’Inghilterra, evento totalmente ignorato dalla Rai. E per il ciclismo tutto il Tour de France, la Formula 1 e tanto, tanto hockey su ghiaccio, popolarissimo in Svizzera. Poi, a fine anni Settanta, con la crescita delle tv locali in Italia, pian piano la Tsi è tornata nei suoi confini lasciando tanti bei ricordi e tanti rimpianti. Siamo in tanti a rivolere un suo ritorno nei confini italiani.
Oggi i due canali Tsi1 e Tsi2 hanno una programmazione di qualità, senza reality e altra spazzatura televisiva e sullo sport posso dire che i loro telecronisti sono molto bravi e competenti, come riconosciuto anche da autorevoli colleghi, senza ricorrere a quelle fastidiose urla che hanno reso famosi alcuni telecronisti di pay-tv. Oltre ai già citati Sergio Ostinelli e Libàno Zanolari, il calcio è affidato ad Armando Ceroni e Aramis Dozio.
Anche le loro rubriche sportive sono piacevoli da seguire, come la "Domenica sportiva" e gli speciali Champions League. Spiace che il pubblico italiano non possa apprezzare queste produzioni così ben realizzate.
Vi segnalo, sul sito Storiaradiotv.it, l'intervista rilasciata nel marzo 1973 da Marco Blaser, all'epoca vicedirettore della Tsi, a Gigi Vesigna per "Tv Sorrisi e canzoni".
In questo filmato del 1976, sempre Marco Blaser presenta Mina nella sua ultima uscita come ospite in Tv. Una curiosità che ho appreso dallo stesso Marco Blaser: Mina non è a Roma, come annunciato, ma negli studi televisivi della Tsi, a poche centinaia di metri dal Palacongressi di Lugano dove si teneva la serata.
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Una brutta notizia per il mondo della Tv italiana. TeleCapodistria, che dal 1° settembre 2006 aveva cominciato a trasmettere sul satellite Hot Bird tornando visibile in tutta Italia, ha lasciato il satellite dallo scorso 21 maggio. Qui potete leggere il comunicato pubblicato dal sito di TeleCapodistria. In questo periodo è stato possibile seguire anche qualche programma tratto dall'archivio della Tv istriana e ascoltare anche le telecronache di Sergio Tavčar, voce storica presente su Capodistria sin dagli esordi nel 1971 con Sandro Vidrih. Con loro c'erano anche Bruno Petrali e Ferdi Vidmar. Capodistria ha avuto il merito, con Televisione della Svizzera Italiana, di avere rotto il monopolio Rai trasmettendo da subito a colori con tantissimo sport, anticipando quello che è oggi Eurosport. Complessivamente nel 1971 vennero mandate in onda 256 ore di sport. Nel 1972 le ore dedicate allo sport salirono a 335, nel 1973 vennero toccate le 345, nel 1974 e 1975 sono state superate le 350 e nel 1976 le 450. L’incremento è continuato negli anni successivi tanto che per le sole Olimpiadi di Mosca, nel 1980, sono state trasmesse circa 78 ore di vari avvenimenti sportivi, con una media giornaliera di 5 ore e mezza. Nel 1984, quando le Olimpiadi si sono svolte prima a Sarajevo e poi a Los Angeles, sono state superate le 500 ore. Tutto questo con una redazione sportiva composta da sole cinque persone. Nel 1988, con l'arrivo della Fininvest di Silvio Berlusconi, Capodistria è stata la prima Tv a dedicare tutta la programmazione allo sport, in occasione delle Olimpiadi di Seul, e grazie all'appartenenza all'Eurovisione i telecronisti della Tv di Berlusconi potevano commentare i grandi eventi sportivi in diretta, allora negata alle Tv private. Poi la nascita di Tele+ ha confinato Capodistria in ambito locale. Speriamo di poterla presto rivedere in tutta Italia. Purtroppo sembra che l'archivio sportivo di Capodistria fino al 1988 sia andato perso. Io non ne sono convinto e penso che molto privati abbiano registrato molti eventi sportivi trasmessi da Capodistria. Potrebbero avere un tesoro per la storia della Tv italiana senza saperlo. Se qualcuno conosce persone che hanno conservato materiale storico di Capodistria fino al 1988 si faccia dunque avanti.
Nel filmato, il video che fissava l'inizio delle trasmissioni di TeleCapodistria negli anni Settanta.
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Aldo Grasso ha scritto sul "Corriere della sera" di domenica 15 giugno questo interessante articolo su come sono cambiate le telecronache con gli anni. Quello che una volta era il "contropiede", ad esempio, oggi è diventato "ripartenza". Io preferivo il contropiede, voi cosa ne pensate? Fatemi sapere.
Ma i milioni di italiani che seguono le gesta della nostra Nazionale agli Europei di calcio sanno cosa significa "ripartenza", "attaccare gli spazi", "fare la diagonale", "alzare il baricentro", "scalare al centro", "cercare l'uno contro uno", "tap-in"? Il linguaggio sportivo è da sempre un linguaggio settoriale e dunque pieno di tecnicismi. Siamo cresciuti con un bagaglio di vocaboli che a noi pareva la cosa più naturale del mondo ma per i più, forse, era ostrogoto: imbastire un'azione, fare un traversone, infilarla nel sette, discesa, entrata, ragnatela a centrocampo, galoppata, catenaccio, sforbiciata, sfondare la rete, rovesciata, venezia, crossare, zona Cesarini. Il massimo era «manovra ficcante». Tuttavia il tecnicismo pareva moderato e, in qualche modo, addolcito dal tono aulico del linguaggio sportivo, pieno di "orobici" e "rossoalabardati"... Con la tv, il gergo sportivo è letteralmente esploso.
Questi Europei propongono due fatti curiosi. Dopo l’esperienza parziale dei Mondiali 2006, un grande evento sportivo torna a tempo pieno in Rai, "in chiaro", visibile cioè a tutti gli spettatori. Nel frattempo, il tecnicismo è aumentato, grazie anche ai commenti domenicali di Sky che però sa di rivolgersi a un pubblico settoriale, d’intenditori. Le telecronache della Rai sono abbastanza grigie, sempre rigorosamente tautologiche (dicono quello che lo spettatore vede), un po’ monotone.
Succede allora, come fa l’incontenibile Salvatore Bagni con Marco Civoli, che la seconda voce, dedicata al commento tecnico, sovrasti la prima, si allarghi, esalti il gergo corporativo. Se prima uno spettatore da Nazionale poteva intuire il significato di formule come "accarezzare il palo" o "addormentare la partita", adesso deve seguire l'incontro con il vocabolario (che purtroppo non esiste).
Tutto ha inizio con il "mister" Arrigo Sacchi, con la sua "filosofia" del calcio e l'ossessione del rinnovamento. Siccome contropiede (un bellissimo calcio su contrattacco, controtempo, persino su contropelo) ha una connotazione negativa inventa la parola "ripartenza". Da quel giorno è ripartito un nuovo gergo killer, che si è subito sbarazzato di alcuni capisaldi della leggenda. Via i terzini (che però erano due), via le ali, via i mediani, via figure epiche come lo stopper e il libero, dentro i centrali difensivi e gli esterni di fascia, alti o bassi. È successo anche questo: una volta erano i giornalisti a dettare il gergo calcistico, attingendo spesso da quello militare; adesso sono i tecnici, gli ex calciatori e quindi aumenta il tasso di gergalismo. Esempio: «Il portatore di palla, con un compagno a rimorchio, cerca la superiorità numerica lungo le corsie».
E cosa vuol dire "attaccare gli spazi"? Vuol dire "pressare" in una zona del campo con tutta la squadra o, se riferito a un singolo giocatore, smarcarsi? C'è chi dice anche "attaccare la palla" e forse basterebbe dire "contrastare". E che differenza c'è fra "ricevere la palla dalle fasce" o riceverla "dalla linea"? C'è voluto un po' di tempo per capire che "la verticale" non è un esercizio ginnico ma un modo di giocare; si dice anche "verticalizzare" che significa semplicemente buttare la palla in avanti e pedalare. Quando un portiere "battezza la palla fuori" non sacramenta ma spera solo che la palla non si infili in rete. I momenti di "non possesso" sono quelli in cui gioca la squadra avversaria mentre la «palla inattiva» è la palla ferma.
"Accorciare" vuol dire far giocare la squadra in un fazzoletto di terreno (si dice anche "squadra corta"). Quando invece "saltano le marcature" la squadra si allunga o "si spacca in due". Il «piede a martello» fa male e merita il cartellino giallo, a differenza di chi "strozza la conclusione" o di chi "taglia l'area", reati finora non puniti. Quando un calciatore cerca il "secondo palo" bisognerebbe almeno sapere qual è il primo. Certamente ha il diploma di geometra quello che ha introdotto le espressioni "alzare il baricentro della squadra" (che significa poi "far salire la squadra") o effettuare "la diagonale difensiva" (che significa poi "scalare al centro"). "Uno contro uno" è il prologo necessario di un dribbling. Il vecchio trequartista adesso sta tra "le due linee" non passa più la palla ma la "scarica", non fa più lanci di trenta metri ma "cerca la profondità".
Siccome il calcio è lo sport più popolare, è facile prevedere il dilagare di nuove metafore nel linguaggio comune. Se prima sentivamo un politico parlare di "discesa in campo", di "squadra di governo", di "giocare di rimessa" è probabile ora che il Parlamento risuoni di formule inedite: "approcciare la fase offensiva", "fare reparto", "legge tap-in" (legge fatta di rimbalzo su un'altra).
Italo Calvino chiamava queste espressioni gergali "antilingua". Non è una lingua che non si capisca ma è profondamente inadeguata alla bellezza del gioco del calcio (tanto ci sono sempre le immagini a fare da contesto).
Grandi ascolti per Italia-Romania. La seconda partita della Nazionale di Donadoni agli Europei in Svizzera e Austria, trasmessa da Raiuno, ha infatti totalizzato 16 milioni 470 mila telespettatori con uno share del 79,87%. Nel primo tempo erano 14 milioni 511 mila i telespettatori sintonizzati su Raiuno per uno share dell’80.98%, mentre nel secondo sono saliti a 18 milioni 425 mila per uno share del 79%.
Buoni gli ascolti anche per la seconda partita del gruppo C, Olanda-Francia, seguita da 9 milioni 190 mila telespettatori per uno share del 38.52%. Nel primo tempo erano 9 milioni 138 mila i telespettatori, 38.39% di share, saliti nella ripresa a 9 milioni 241 mila, share del 38.65%.
Molto seguiti anche i commenti sul dopo partita, 5 milioni 177 mila spettatori, 25.10% di share, e “Notti europee”, in onda su Raiuno dopo Olanda-Francia, che ha totalizzato 2 milioni 12 mila telespettatori con un 16.04% di share.
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Una parte del racconto è tratta da uno dei paragrafi del libro "La Tv per sport". Si parla dell'unica esperienza italiana di Johann Cruijff, ingaggiato da Canale 5 per il Mundialito per club del 1981.
Johan Cruijff, uno dei più grandi giocatori di sempre, ha giocato per un club italiano solo una volta ed è stata forse la pagina più brutta della sua carriera. Colpa anche della chiusura delle frontiere decretata nel 1964 e confermata nel 1966 dopo la sconfitta dell'Italia contro la Corea del Nord ai Mondiali in Inghilterra e che hanno negato al campionato italiano la possibilità di vedere sui nostri campi alcuni dei fuoriclasse degli anni Settanta. Cruijff era stato vicino all'Italia nel 1976, quando alcuni giornali scoprirono il viaggio, che sarebbe dovuto restare segreto, di Boniperti a Barcellona per convincere Cruijff a vestire la maglia della Juve. Sembrava infatti imminente la riapertura delle frontiere, poi purtroppo non se ne fece nulla e si dovette aspettare il 1980 per rivedere finalmente giocatori stranieri in Italia.
Ma torniamo all'unica volta italiana di Cruijff, dovuta alla Tv. L'olandese venne infatti ingaggiato da Canale 5 per fargli indossare la maglia del Milan nella prima edizione della "coppa Superclubs 1981", più nota come Mundialito per club, manifestazione non ufficiale riservata ai club vincitori della Coppa Intercontinentale, in programma allo stadio San Siro dal 16 al 28 giugno. Cruijff, reduce da un infortunio, si gioca la possibilità di ottenere un ingaggio in Italia con il Milan, neopromosso in serie A e a caccia di un giocatore straniero. L'asso olandese, all'epoca trentaquatrenne, non aveva mai messo piede in uno stadio italiano e il 16 giugno scende in campo nel Milan che affronta il Feyenoord nella prima giornata del torneo. Cruijff viene sostituito dopo il primo tempo dopo una disastrosa prestazione che gli vale un 4 in pagella dalla "Gazzetta dello sport" e farà subito ritorno in patria, dove tornerà a vestire la maglia dell'Ajax.
Per la cronaca il torneo viene vinto dall'Inter, che nell'ultima giornata batte il Milan 3-1. La Rai ignora totalmente l'avvenimento e la sera del derby Beppe Viola apre la "Domenica sportiva" con questo incredibile annuncio: "Una domenica senza calcio". Il Mundialito, trasmesso da Canale 5 in diretta in Liguria e in differita di 24 ore nel resto d'Italia, per la Tv di Stato non è esistito: mai un servizio, un'immagine, una notizia.
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Telefoggia è stata la prima Tv locale a trasmettere in diretta una partita del campionato di calcio di serie B. Era il 14 settembre 1980 e quel giorno, posso dirlo, c'ero anche io perché ero in vacanza a Orsara, un paese della provincia di del capoluogo dauno, e quella partita l'ho vista in diretta Tv. Era la prima giornata del campionato di serie B 1980/81 e allo stadio Zaccheria si giocava Foggia-Varese. La diretta venne decisa dal prefetto, di concerto con la Lega Calcio, per motivi di sicurezza, visto che le due nuove curve non erano ancora agibili. La telecronaca venne affidata a Enzo Ciampi. Quel giorno il Foggia, appena promosso in B e che aveva Ettore Puricelli allenatore e Antonio Fesce presidente, vinse 4-1.
Quella del 14 settembre 1980 è stata una giornata storica non solo per il Foggia in Tv ma per tutto lo sport italiano. Per la prima volta dal 1980 tornavano infatti in serie A gli stranieri, dopo la chiusura delle frontiere imposta nel 1966, e per la prima e unica volta a Imola, invece che a Monza, si disputò il Gran Premio d'Italia di Formula 1, trasmesso in diretta dalla Rete Due in concorrenza con la partita del Foggia e vinto dal brasiliano Nelson Piquet su Brabham.
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Sono stati 18 milioni 350 mila gli spettatori che, share del 62.10%, hanno seguito su RaiUno la sconfitta dell'Italia contro l'Olanda nella partita di esordio degli Azzurri agli Europei in Svizzera e Austria. A seguire "Notti europee" ha realizzato 2 milioni 322 mila spettatori e il 19.39% di share. Ottimi ascolti anche per l'incontro delle 18, Romania-Francia sempre su RaiUno, seguito da 5 milioni 66 mila spettatori per uno share del 40.01%.
Sulle altre reti, sempre a proposito di Italia-Olanda, da segnalare gli ascolti di 7Gold, che il suo "Speciale Europei 2008" in onda dopo le 22.30 ha totalizzato il 2.13% per cento di share e 780.000 contatti con un picco, nel minuto medio, del 4,54%. Sabato 7, serata di apertura della manifestazione, lo share medio è stato dell'1,25% con punte, nel quarto d’ora, del 2,19% mentre domenica 8 lo share medio si è attestato intorno all’1% con picchi dell’1,57%.
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Sandro Mazzola è l'unico in Italia ad aver commentato per due volte l'Italia campione del mondo di calcio in Tv. Come tutti sanno, l'ex campione dell'Inter e della Nazionale era al fianco di Marco Civoli a Berlino nel 2006 a commentare su RaiUno la finale con la Francia che ci ha visto vincere ai rigori, ma già nel 1982 Mazzola era la spalla tecnica di Luigi Colombo nella diretta di Telemontecarlo della finale dei Mondiali di Spagna al Santiago Bernabeu di Madrid. Nemmeno Mazzola sapeva di essere detentore di questo piacevole primato, sono stato proprio io, scusate l'autocitazione, a farglielo conoscere quando gli ho chiesto conferma della sua telecronaca di Italia-Germania Ovest. Ovviamente quella sera la grande maggioranza degli italiani, 36 milioni e 700 mila secondo i dati dell'epoca, record assoluto nella storia della Tv italiana, erano sintonizzati sulla Rete Due ad ascoltare la telecronaca di Nando Martellini, ma qualcuno era anche sulla Tv monegasca, che trasmetteva i Mondiali in virtù della sua appartenza all'Eurovisione. Per differenziarsi dalla Rai, le partite venivano programmate in differita subito dopo la fine delle dirette della Tv di Stato, ma per la finale venne fatta un'eccezione, dunque diretta anche su Telemontecarlo. Mazzola in quella stagione televisiva era opinionista fisso della trasmissione del venerdì "Rotocalcio", condotta dallo stesso Luigi Colombo, nella quale, oltre a presentare la giornata di campionato, veniva riservato un ampio spazio ai campionati stranieri e alle squadre partecipanti al Mondiale di Spagna.
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Anche Sandro Piccinini sarà uno dei telecronisti degli Europei in Svizzera e Austria dove seguirà in lingua italiana, per la Tv canadese Omni Tv, alcune delle più importanti partite in programma nella rassegna continentale come la sfida d'apertura, la finale e tutto il cammino dell'Italia. Il sito Digital-sat.it ha ripreso la notizia riportando alcuni articoli dell'edizione on-line del "Corriere Canadese". "Siamo andati sul sicuro - ha spiegato Dino Cavalluzzo, coordinatore dei programmi sportivi di Omni Tv - perché Piccinini fece un gran lavoro 10 anni fa. Fu apprezzato allora e certamente lo sarà ancora. Commenterà le partite dal nostro studio". Ecco alcune dichiarazioni rilasciate da Sandro Piccinini a un giornalista del "Corriere Canadese" a proposito di questa esperienza:
Allora Sandro, di nuovo a Toronto come dieci anni fa. Che effetto ti fa tornare in Canada? "Sono molto contento e ritorno davvero volentieri. Nel ’98 quando commentai i Mondiali in Francia, sono stato davvero bene. È bello rivedere tanti italiani tifare per la Nazionale. Qui il calcio e tutto quello che riguarda la Nazionale, viene vissuto con grande passione. E per me è un’occasione per rivedere tanti cari amici".
Che tipo di commento farai? Sarai un tifoso o un osservatore imparziale? "In queste occasioni la partecipazione è obbligatoria anche se non si può trascurare l’obiettività. Cercherò di raccontare quello che succede senza cambiare la realtà dei fatti. Sarò critico quando l’Italia giocherà male e mi esalterò quando invece darà spettacolo. Durante le telecronache è giusto lasciarsi un po’ trasportare e coinvolgere i telespettatori. Sarò tifoso, questo sì, ma anche obiettivo".
Sandro Piccinini aveva già commentato l'Europeo di calcio nel 1988 per Telecapodistria e nello stesso anno, il 31 marzo, era stato protagonista della telecronaca di Jugoslavia-Italia a Spalato per l'emittente istriana. Proprio questo episodio obbligò la Rai a trasmettere quella partita in diretta nonostante lo sciopero dei giornalisti inaugurando così l'era delle telecronache mute (v. "La Tv per sport", pagine 115-117). Piccinini è stato telecronista anche della prima volta della Nazionale su una rete Mediaset in occasione di Ungheria-Italia 0-2, amichevole giocata il 1° giugno 1996 a Budapest.
Non è comunque la prima volta che un telecronista di lingua italiana commenta una partita per il Nord America. Nel 1973 Giuseppe Albertini, voce della Televisione della Svizzera Italiana, era il telecronista delle partite di campionato che venivano trasmesse in diretta a colori via satellite per i nostri connazionali in Usa e Canada, come per esempio in occasione di Milan-Juventus, finita 2-2 e giocata il 25 novembre di quell'anno. (v. "La Tv per sport", pagina 80).
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Ecco il servizio realizzato dalla Tv romana SuperTre, messo su Youtube, sulla presentazione del mio libro "La Tv per sport" di giovedì 22 maggio a Roma.
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Scrivimi
Sono di Milano, laureato in Scienze politiche, documentatore per Rai Sport, collaboro come consulente per alcuni studi editoriali. Grande conoscitore e appassionato di storia della Tv e dello sport, ma non solo. Ho scritto "La Tv per sport" (Edizioni Tracce, 2007), che racconta la storia dello sport in Tv come nessuno aveva mai fatto e, con Massimo De Luca, "Sport in Tv", (Eri Rai, 2010) prosecuzione ideale del precedente libro, con ancora più notizie e informazioni sulla storia della Tv sportiva.
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Questo Blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con cadenza periodica né è da considerarsi un mezzo di informazione o un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62/2001.
Foto presentazione "La Tv per sport" a Roma
Giorgio Martino, Gianfranco De Laurentiis e Pino Frisoli
Foto presentazione "La Tv per sport" alla Libreria dello sport di Milano
Aldo Grasso, Pino Frisoli, Massimo Emanuelli e Giancarlo Padovan
La Tv per sport, storia dello sport in Tv, un grande successo di critica.
RASSEGNA STAMPA
Presentato da Massimo De Luca alla Domenica sportiva. Aldo Grasso sul "Corriere della sera": “Una bella storia dello sport in Tv”. Carlo Nesti: “Frisoli da non perdere”. Giorgio Porrà: "La Tv per sport, un istruttivo viaggio da Carosio alla rivoluzione satellitare". Alessandra Comazzi su "La Stampa": "Racconta quello che promette il titolo. Buono anche per i profani". Gazzetta dello
sport: "Sport in Tv: 50 anni di cifre e curiosità". Gazzetta.it: "Il lavoro di Pino Frisoli ci aiuta a colmare un vuoto: ci racconta come, con un processo lento e inesorabile, siamo arrivati alla società multimediale di oggi". Corriere dello sport: "Date, eventi, curiosità, personaggi, riproposti con competenza e passione". Tuttosport: "Un libro della memoria, l'occasione per i giovani per capire da dove veniamo. E contemporaneamente può essere bene utilizzato per un trivial pursuit con gli amici". Guerin Sportivo: “Documentato”. Il Corriere del Ticino: "Qualcuno doveva pensarci, perché sull'area italofona questo genere di ricerca non era mai stata fatta: l'autore si chiama Pino Frisoli".
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E' uscito "Sport in Tv", di Pino Frisoli e Massimo De Luca
IL LIBRO "LA TV PER SPORT" E' ORMAI ESAURITO E NON SONO PIU' DISPONIBILI COPIE IN VENDITA. E' USCITO "SPORT IN TV", DI PINO FRISOLI E MASSIMO DE LUCA, PROSECUZIONE IDEALE DI "LA TV PER SPORT", PUBBLICATO DA RAI ERI. IL VOLUME, PRESENTATO IL 14 MAGGIO AL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO, E' DISTRIBUITO NELLE LIBRERIE MONDADORI IN TUTTA ITALIA.E' IN VENDITA ANCHE PRESSO LA LIBRERIA DELLO SPORT DI MILANO IN VIA CARDUCCI 9.