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Franco Ordine, nato a Foggia il 6 febbraio 1951, è redattore capo de "Il Giornale". E' anche un volto noto della Tv nel ruolo di opinionista televisivo a Mediaset e per Telelombardia e Antenna 3.
Cosa ricordi degli esordi delle Tv foggiane?
Fu un esordio classico e nel solco della tradizione della Tv di provincia. E cioè un paio di stanze a disposizione, mezzi tecnici limitati, cameraman improbabili, nessuno che guardava in camera, microfoni della prima guerra mondiale. Telefoggia fu la prima Tv privata ad aprire i battenti e ricordo, oltre che una bellissima ragazza battezzata per leggere le news (ahe che memoria d'asino, mi sfuggono le sue generalità, era bruna e senza accento, quel disastroso accento nostro) del Telegiornale, il solito dibattito sulle questioni calcistiche trasformato in una palestra per ciascuno di noi che volesse fare un po' di gavetta; eravamo agli inizi degli anni ’70 e io all'epoca ero già collaboratore fisso della "Gazzetta del Mezzogiorno", redazione di Foggia, e vice corrispondente del "Corriere dello Sport". Francamente pensavo che la Tv fosse un diversivo. Niente mi avrebbe distolto dall'amore per la carta stampata.
Quale trasmissione di quegli anni ricordi particolarmente?
Non c'era ancora una scaletta ben definita sulla base o meglio a immagine e somiglianza delle scalette di altre Tv più o meno nazionali; si viveva di improvvisazione, di singole iniziative. Soltanto molto tempo dopo, e cioè a cavallo tra la fine del Novecento e l'inizio del Duemila, il panorama è diventato molto ricco e scolpito da alcune formule di trasmissioni che si avvicinano a quelle nazionali.
Oggi segui le Tv locali foggiane?
Sembrerà strano ma è uno degli appuntamenti fissi quando torno a casa. La sera, dopo cena, concluso il dibattito familiare e l'amarcord inevitabile con gli amici, l'ultima parte della serata è dedicata allo zapping tra i canali locali. Ed è uno spasso unico.
Quali sono attualmente i loro migliori programmi
sportivi?
Da questo punto di vista l'attività giornalistica a Foggia è molto intensa. Segnalo, per completezza d'informazione, la trasmissione cult di Teleradioerre, chiamata "Forza Foggia" e appaltata alla società, condotta da Pino Autunno il giovedì sera; si aggiungono il lunedì, sempre su Teleradioerre, "L’assist" condotto da Lello Scarano, e il venerdì su Teleblu un talk show condotto da Massimo Marsico che si chiama "Foggia e c". Il bollino qualità andrebbe assegnato alla trasmissione dello scorso anno, titolo "Il sofa del lunedì", ideato a condotto da Antonio Troisi; i suoi argomenti sono stati ripresi più volte da Raiuno, Raidue e Raitre che hanno spedito persino telecamere e giornalisti negli studi foggiani per riprendere la trasmissione e intervistare i protagonisti.
Puoi fare un paragone con le Tv lombarde?
Paragone improponibile per un motivo di fondo: non esistono, dietro le trasmissioni, redazioni con alta professionalità, come accade per esempio in Lombardia, dove Telelombardia, Antenna Tre, Telenova e 7Gold possono contare su fior di cronisti, armati di microfoni e mini telecamere con cui pedinano personaggi e presidiano stadi e tribune stampa.
Ricordi il tuo esordio in Tv?
Se nella professione giornalistica devo quasi tutto a Giorgio Tosatti, storico direttore del "Corriere dello Sport" (fu lui ad assumermi a Roma e poi a trasferirmi a Milano a fine anni '70), in Tv devo molto a Maurizio Mosca, all'epoca autore di "Casa Mosca" e di alcune trasmissioni su Telenova e Antenna Tre, col quale entrai subito in sintonia. Ho cominciato con piccole comparsate, poi sono passato ai dibattiti calcistici. Da qui l'incontro con Sandro Piccinini (altra svolta) per il primo "Controcampo", settimanale che andava in onda al lunedì sera e nel quale si misuravano mostri sacri come Vittorio Feltri e Giampiero Mughini.
Ti diverte il fatto di essere imitato a "Guida al campionato"?
Mi diverte molto ma soprattutto apprezzo la perfomance dell'imitatore, David Pratelli, che ho sentito anche in radio. Trovo che sia bravissimo anche nel fare il verso a Ranieri, Lippi e Capello; per quel che mi riguarda considero formidabile la ripetizione di alcuni miei tic, del modo di salutare e poi il replay di alcune mie frasi che sono diventate un tormentone. Ora, quando incontro persone che non conosco, mi salutano con il famoso "e butta la chiave", che è diventato tra l'altro una frase simbolo stampata su una delle magliette regalate al pubblico di Guida al campionato.
Cosa pensi dei programmi sportivi di oggi?
Finalmente ci stiamo liberando del "biscardismo", grazie anche a Moggiopoli che ci ha svelato gli altarini di quella famosa messa cantata. Per fortuna si sta facendo strada il "piccinismo", da Sandro Piccinini che considero il numero uno del settore, qui inteso come dibattito meno strillato e puntato tutto sui generi, anzi sui ruoli; l'interista da una parte contro lo juventino, il romanista contro il milanista, oltre a esponenti considerati da tutti al di sopra delle parti e in qualche modo competenti. Sulla scia di Piccinini posso citare Fabio Ravezzani, direttore sport di Telelombardia e Antenna Tre, che mi sembra fatto apposta per incarnare una sorta di ircocervo, cioè un misto tra il miglior Biscardi e Piccinini stesso; conosce gli argomenti popolari che fanno presa sul pubblico della televisione e li apparecchia con tutti gli ingredienti, sale, pepe, peperoncino, senza inciampare sui congiuntivi.
C'è un programma sportivo del passato che ricordi con
particolare piacere?
Da ragazzo, ero un patito della "Domenica sportiva" edizione romantica, con Enzo Tortora presentatore e in particolare di "Dribbling" prima maniera, trasmissione realizzata da quel fuoriclasse di Maurizio Barendson. Non perdevo una sola puntata e trovo in qualche costruzione di "Sfide" molte analogie professionali con quella Tv in cui è cresciuto Gianni Minà, per esempio.
La tua passione per il Foggia è nota. Hai anche scritto la prefazione del libro "U Fogge eje 'nu squadron! La partita del Foggia come non è mai stata raccontata prima", di Valerio Quirino. Qual è stato il più bel Foggia della storia?
Ce ne sono due che meritano una citazione speciale. Il primo Foggia in serie A, guidato da don Oronzo Pugliese, presidente don Mimì Rosa Rosa, con Nocera centravanti. Realizzò nel 1964/65 una salvezza strepitosa arricchita da una gemma che è rimasta nei cuori di tutti noi foggiani; la vittoria, 3-2, sull'Inter di Helenio Herrera (data storica 31 gennaio 1965) che avrebbe poi rimontato 7 punti al Milan di Rivera vincendo lo scudetto. Credo di aver provato emozioni uniche. Più tardi c'è stato il Foggia di Zeman che ha apparecchiato un calcio molto più spettacolare lanciando Signori e Baiano, Rambaudi e Padalino e regalando alla nostra gente domeniche di rara felicità. Se fossi messo dinanzi a un bivio per scegliere uno piuttosto che l'altro, mi comporterei come fanno i romanticoni, voterei per il Foggia di Oronzo Pugliese, lo sento come squadra della mia stagione, della mia giovinezza e tutte le volte che incrocio uno di quegli esponenti, mi vengono i lucciconi. Segno che sto diventando un po' rimba.
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2 commenti:
Ciao Pino!
Ti ho mandato un messaggio sulla tua casella di posta elettronica per avere notizie del tuo progetto su "Eurogol".
Riguardo poi una risposta che non ti diedi sul mio Blog(articolo relativo allo Slavia Praga) e relativa ad una tua considerazione sulle Coppe Europee...beh devi sapere che anche io sono un nostalgico delle vecchie tre coppe,ma allo stato attuale delle cose la Champions League che consenta l'accesso alle squadre che una volta avevano voce in capitolo(come quelle dell'Est e del Nord Europa),sarebbe solo un'inutile e gratuita umiliazione per le stesse.
Tutte le polacche,romene,ungheresi,
jugoslave,cecoslovacche,svedesi ad esempio,che spopolavano nelle tre coppe fino a 20 anni ora non potrebbero più raggiungere quei risultati(semifinali,finali,vittorie).
Sole le "russe" ed in parte le "ucraine" possono tenere il passo dell'occidente in fatto di potere economico-sportivo.
Ciao di nuovo;-)
Su "Eurogol" ti ho risposto sulla tua casella di posta elettronica. Quanto alle coppe europee, secondo sarebbe comunque meglio se anche le squadre campioni di queste nazioni potessero partecipare alla Champions League, per dare a tutti l'opportunità di confrontarsi con i club europei più importanti e penso che potrebbero comunque ottenere risultati dignitosi. Il Goteborg, come il Basilea che lo ha eliminato nel preliminare, sarebbe tranquillamente in grado di affrontare la prima fase di Champions League mentre adesso è già fuori dall'Europa.
Ciao
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