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Ieri la “Gazzetta dello sport” ha pubblicato un bell’articolo di Vincenzo Cito sui cinquant’anni della Televisione Svizzera Italiana, ricorrenza della quale vi avevo parlato la scorsa settimana.
Ecco cosa ha scritto il quotidiano sportivo milanese.
Svizzera italiana, 50 anni di tradimenti tv
Ma ve le ricordate le partite del Viganello basket? E l’Ambri Piotta che furoreggiava nell’hockey ghiaccio. E poi i derby calcistici fra Bellinzona e Chiasso o i resoconti delle partite di B, con i tifosi sparpagliati in mezzo ai prati. Erano gli anni della Svizzera Italiana, l’amante segreta con la quale tradivamo la Rai: quasi 2 milioni gli italiani che, senza pagare canone, nel Nord si sintonizzavano sull’emittente senza problemi né decoder. Ebbene, proprio in questi giorni, la nostra vecchia fiamma ha compiuto 50 anni. Iniziò il 18 giugno 1958, negli studi della tv nazionale a Zurigo, prima di trasferirsi nel 1961 a Lugano in una vecchia rimessa di tram. La struttura tecnica prevedeva una regia mobile, montata su un vecchio autobus di linea parcheggiato nel piazzale adiacente. Ma non c’è mai stato nulla di improvvisato in questa tv che, assieme a Telemontecarlo e Capodistria, rappresentò presto una seria concorrente nel Nord Italia, per la nostra paludata, verbosa, ufficiale tv di Stato. Tg di 15 minuti, poche parole, molti filmati, ma anche Gatto Arturo e il cane Peo, i quiz di Mascia Cantoni, i cartoni di Scacciapensieri, Enzo Tortora e Corrado, quando da noi non li volevano più. E soprattutto, loro, i telecronisti dello sport. Parlavano già il linguaggio reso poi famoso dal Rezzonico di Aldo, Giovanni e Giacomo. Non c’erano tempi ma “frazioni”, la moviola era il “rallenti”, il palo si chiamava “montante” e il rigore “penalty” ma con l’accento sulla a. E poi toni sobri, cronache ridotte all’essenziale e un signore chiamato Giuseppe Albertini, grande “voce” del calcio che ritrovammo anni dopo a Canale 5 nella diretta dell’Intercontinentale fra Juve e Argentinos Juniors del 1985, in coppia con Bettega. Un bel giorno, poi, quella della Svizzera Italiana ci fecero scoprire i colore, i campi di gioco diventarono verdi e più nulla fu come prima.
Da due anni, purtroppo, la Svizzera è visibile solo sul digitale e a noi tocca restare con la Rai.
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