domenica 27 settembre 2020
90° minuto compie 50 anni. Il 27 settembre 1970 la prima trasmissione
Il 27 settembre 1970, alle 18.00 sul Nazionale, andava in onda il primo numero di "Novantesimo minuto" (all'inizio si scriveva così) introdotto dalle note del brano "Pancho", ancora oggi sigla della trasmissione, firmato da Julius Steffaro e Jack Trombey, pseudonimi del compositore olandese Jan Stoeckart. La trasmissione nasce dopo il grande successo di pubblico del Mondiale messicano. La "Domenica sportiva" non basta più, va in onda la sera tardi e sono tanti gli italiani che non possono restare in piedi fino a quell'ora. Ideato da Paolo Valenti, Maurizio Barendson e Remo Pascucci, diventerà negli anni un appuntamento fisso della domenica pomeriggio. I primi due sono volti noti al grande pubblico: Valenti è stato protagonista nel 1967 di una memorabile radiocronaca del match Benvenuti-Griffith dal Madison Square Garden di New York, tenendo in piedi gli italiani, nonostante la Rai avesse deciso di non mandare l'incontro in diretta Tv per l'orario notturno; Barendson è il caporedattore dello sport al Telegiornale, nel quale compare spesso a commentare i fatti sportivi; Pascucci è il terzo uomo, il braccio che si muove dietro le quinte. Nei primi anni il programma dura non più di dieci-quindici minuti, il tempo di leggere i risultati, fornire la colonna vincente della schedina del Totocalcio e far vedere qualche immagine delle partite giocate a Roma o Milano, uniche sedi dove era possibile realizzare un servizio in breve tempo. Non c'è però nessun lancio della trasmissione da parte della Rai. Nell'edizione del Telegiornale delle 13.30 del 27 settembre 1970 Barendson, che conduceva la pagina sportiva del notiziario, non fa nessuna accenno alla partenza della nuova trasmissione. C'è solo un collegamento in diretta con Mario Guerrini dallo stadio Sant'Elia di Cagliari dove alle 15.00 è in programma la partita con la Sampdoria per la prima giornata di Serie A che, prescelta per la sintesi delle 19.10 sul Programma Nazionale. Infatti era tradizione proporre in occasione della prima giornata di campionato la partita della squadra campione d'Italia. "Novantesimo minuto" apre la programmazione pomeridiana della Rai. Alle 16.00, tra un monoscopio e l'altro, erano andate in onda le fasi conclusive della Parigi-Tours di ciclismo. Alle 18.10 ecco la Tv dei ragazzi con "Magilla Gorilla show" e "Pippi Calzelunghe" che da sole tre settimane, dal 6 settembre, aveva debuttato nella Tv italiana. Alle stessa ora di "Novantesimo minuto", sul Secondo, alle 18.00 è in programma la registrazione della Coppa Intercontinentale di basket della sera prima, vinta dall'Ignis Varese. La prima serata del Nazionale propone alle 21.00 la telecronaca diretta dell'arrivo al Quirinale del presidente degli Stati Uniti Richard Nixon seguita da "Una serata con Domenico Modugno". Alle 22.40 ecco "La Domenica Sportiva" condotta per la prima volta da Alfredo Pigna, che la condurrà per 4 anni rinnovandone la popolarità. Anno dopo anno, "Novantesimo minuto" aumenta la durata grazie anche alla maggiore disponibilità di immagini, ma soprattutto sale l'interesse. Maurizio Barendson racconta così, in un’intervista rilasciata a "TV Sorrisi e canzoni" nel 1973, l’origine del programma: «“Novantesimo” nacque tre anni fa come una piccola cosa. Valenti ed io, che siamo i presentatori, partimmo da un’idea in un certo senso concorrenziale. Come uomini di televisione, non ci era sfuggita la sproporzione fin troppo evidente sul piano informativo fra radio e Tv rispetto al campionato di calcio e allo sport in genere. E non ci andava giù, a riprova che la concorrenza può essere un ingrediente necessario per una informazione rapida e completa. La radio doveva buona parte del suo orgoglioso rilancio proprio allo sport e specialmente a “Tutto il calcio minuto per minuto”, che è un perfetto esempio di trasmissione-staffetta, mentre la televisione, avendo costruito il suo successo sulla potenza delle immagini, si era un po’addormentata sugli allori da questo punto di vista. Bisognava rompere quindi gli schemi. Da principio fummo visti con diffidenza e incredulità. Forse ci temevano senza dirlo, forse erano davvero convinti che il tentativo sarebbe fallito. Non è stato così. La trasmissione, che era cominciata cautamente come una lettura di risultati, qualche telefoto e un paio di filmati, doveva in breve tempo rivelare le sue vere possibilità, che erano quelle di dare una documentazione, sia pure incompleta in alcuni casi, di tutte le partite di serie A». Particolarmente interessante la considerazione di Barendson su calcio e Tv, spesso accusata di allontanare il pubblico dagli stadi: «C’è anche chi ha pensato e pensa tuttora che innovazioni televisive come questa possano essere alla lunga di danno al calcio. Sarà un caso, ma da quando i programmi della Tv sul campionato e sul resto dell’attività calcistica sono cresciuti, il diagramma che segna l’affluenza del pubblico negli stadi è tornato a salire. La verità è che se una cosa piace (e il calcio, bene o male che sia giocato, piace agli italiani) la Tv non può che assecondare il successo, aumentando la base dei conoscitori, da cui nasce l’esercito dei tifosi». Oltretutto, le statistiche dicono che il pubblico di «90° minuto» è composto al 65 per cento da donne e tutto questo spinge i conduttori a usare un linguaggio comprensivo anche a un pubblico di non addetti ai lavori. Barendson immagina anche il futuro della trasmissione, che sembra tanto vicino ai programmi di oggi: «L’ambizione è quella di crescere. Pensate a un “Novantesimo” distribuito tutto l’arco della domenica, come tanti piccoli intervalli sportivi (non solo calcistici) tra un programma e l’altro». Nel 1976, con la riforma della Rai, Barendson passa al Tg2 e Valenti resta l’unico conduttore. Inoltre, le sedi regionali vengono gradualmente messe in condizione di andare in diretta, pratica fino ad allora permessa solo alle sedi di Roma, Milano, Torino e Napoli. Fanno così il loro ingresso i corrispondenti esterni: giornalisti delle sedi regionali, ognuno addetto alla squadra della propria città o regione. Nasce quello che sarà chiamato il “teatrino di 90° minuto” e che renderà famosi i tanti inviati. Tonino Carino da Ascoli, Gianni Vasino da Milano, Luigi Necco da Napoli, Cesare Castellotti da Torino, Ferruccio Gard da Verona, Marcello Giannini da Firenze, Giorgio Bubba da Genova, Maurizio Calligaris da Udine, Franco Strippoli da Bari, Emanuele Giacoia da Catanzaro hanno contribuito con tanti altri giornalisti a rendere leggendaria questa trasmissione. Purtroppo negli archivi Rai non risulta conservato niente delle prime sette stagioni di "90° minuto". Se qualcuno dovesse avere delle registrazioni di questi primi anni ci può contattare per consentire alla Rai di avere copie che avrebbero grande valore storico oltre a essere patrimonio di tutti. La prima puntata disponibile negli archivi Rai è quella dell'11 settembre 1977, in occasione della partenza del campionato di Serie A 1977/78, recentemente proposta sui canali Rai Sport. Curiosamente, nella puntata dell'11 settembre 1977, dopo pochi minuti si passa dal colore al bianco e nero, forse per un errore del tecnico che si occupava del controllo delle trasmissioni a colori. E' del 2 ottobre 1977, la prima sigla a colori, nel giorno dell'esordio della seconda edizione di "Domenica in", condotta da Corrado. La prima puntata a colori di "90° minuto" è invece del 6 marzo 1977, giorno nel quale divennero a colori anche "La Domenica Sportiva" e "Domenica sprint", l'unica di queste rubriche sportive in onda quel giorno a risultare conservata negli archivi Rai. La sigla con lo stadio che si riempie ha invece debuttato il 7 ottobre 1979 in occasione della prima puntata di "Domenica in" condotta da Pippo Baudo.
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